
“Stiamo indagando sulle reali ragioni delle morti, in quanto secondo informazioni preliminari molti (carcerati, ndr) sono stati uccisi”, ha dichiarato oggi il procuratore capo Archil Kbilashvili, come riporta Interfax da Tbilisi. “Se queste informazioni saranno confermate, allora saremo di fronte a crimini commessi dallo stato”, ha precisato. I primi risultati dell’indagine avviata, secondo il procuratore, saranno disponibili e resi noti già a marzo.
La questione del trattamento dei detenuti nelle carceri georgiane si è saldata nei mesi scorsi con quella delle incarcerazioni, quindi dei processi, in uno dei filoni più delicati del braccio di ferro tra Saakashvili e il nuovo premier Ivanishvili. Il 21 dicembre il parlamento di Tbilisi ha approvato un’amnistia che promette la scarcerazione anticipata a circa 3.500 carcerati e una riduzione di pena per altri 5.500.
Il provvedimento di amnistia prevede la creazione di una speciale commissione incaricata di rivedere ogni singolo caso, ma raccomanda la grazia per i condannati per tradimento, per aver partecipato in disordini militari, per attività di spionaggio a favore della Russia, per furto e frode. Secondo il governo, infatti, questi articoli raccolgono un alto numero di persone vittime di persecuzioni politiche negli anni di potere di Saakashvili. Il presidente si è rifiutato poi di firmare l’amnistia e al suo posto l’ha vidimata il capo del parlamento, David Usupashvili.
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