(ASCA) - Roma 15 feb - Negli ultimi 10 anni l'India ha condannato a morte 1.450 persone, per un media di 132,27 persone all'anno, una ogni tre giorni.
A denunciarlo e' il Centro Asiatico per i Diritti Umani (Achr) nel rapporto sulla pena di morte in India, stilato sulla base dei dati forniti dal ministero dell'Interno di Nuova Delhi raccolti tra il 2001 e il 2011.
L'organizzazione si batte per l'abolizione della pena di morte nel paese, dove centinaia di detenuti vivono ancora nel braccio della morte e dove si ricorre spesso alla pena capitale anche se non ci sono basi epiriche o scientifiche che giustifichino l'utilizzo del boia come deterrente contro il crimine.
''L'esecuzione dell'assasino del padre della nazione, Mahatma Gandhi, non ha agito da deterrente contro l'assassinio di altri leader politici di spicco tra cui l'ex primo ministro Indira Gandhi e Rajiv Gandhi, l'ex ministro del Punjab Beant Singh, Lalit Maken e molti altri importanti leader politici'', ha dichiarato al Times of India Suhas Chakma, coordinatore della campagna per l'abolizione della pena capitale e direttore dell'Achr, che invita riflettere sul fatto che in India da tempo l'applicazione della pena di morte e' diventata una routine, poiche' viene applicata anche ai casi piu' rari in cui la dottrina pevede la possibilita' di riccorre al boia, tasformando cosi' l'eccezzione in una regola.
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