Celle e bambini: a pensarci niente di più lontano, eppure succederà ancora di trovarceli finché non saranno portate a compimento le strutture giuste per loro che niente dovranno più avere a che fare con il carcere.
Telefono Azzurro, l’Onlus che da 25 anni si occupa dei minori, si schiera al loro fianco con un progetto mirato alla riqualifica degli spazi di incontro e convivenza familiare dei genitori detenuti con i propri figli.
Sono circa 100 mila i bambini che ogni anno fanno visita a un genitore in carcere eppure solo il 35% degli istituti italiani è provvisto di locali adeguati ai colloqui dei detenuti con i figli, nel 75% dei casi manca negli istituti il personale specializzato per partecipare alle visite dei bambini e anche i bambini sono sottoposti a perquisizioni nel 40% dei casi.
Per rispondere alla sofferenza dei più piccoli costretti a vivere in cattività in un ambiente innaturale quale il carcere e allo strazio della famiglia per l’altalenante distacco dai figli che vanno e vengono dal carcere dove incontrano periodicamente il genitore, l’Onlus mette a disposizione del Dap del ministero il suo progetto “Bambini e carcere” attivo già dal 1999. Il 4 febbraio scorso alla firma del relativo protocollo di intesa nella casa circondariale di Rebibbia a Roma con il Dipartimento amministrazione penitenziaria, era presente Simonetta Matone, vice capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il ministro della giustizia Paola Severino e il presidente di Telefono azzurro Ernesto Caffo.
L’impegno è quello di creare per i bimbi stabilmente presenti all’interno degli istituti di pena e ora degli “istituti a custodia attenuata” che da gennaio 2014 dovranno essere obbligatoriamente attivati per legge come prevede la novella dell’art. 275 del c.p.p, apposite sezioni nido da zero a tre anni e delle ludoteche per bimbi e adolescenti in visita ai genitori.
Con la recente riforma dell’articolo che vieta l’applicazione della custodia cautelare in carcere in determinate situazioni è stato infatti introdotta la figura dell’Istituto a custodia attenuata per detenute madri - Icam dove potranno essere trasferite le detenute incinte e le madri con i figli di età non superiore ai sei anni, limite che fino al 2011 era fissato ai tre anni di età del bambino. Si tratta di strutture di detenzione leggere come quella realizzata a Milano grazie a una convenzione sottoscritta a costo zero con la Provincia, senza sbarre e senza divise per gli operatori penitenziari che ci lavorino in un ambiente familiare e studiato per i bambini con l’obiettivo di far pesare loro il meno possibile la condizione di reclusione della madre.
Nel protocollo di intesa valevole per tre anni ma rinnovabile, il progetto di Telefono azzurro che nel 2012 ha interessato 10.046 bambini, è segnalato come “un’opportunità per crescere come persona in qualità di genitore, con la consapevolezza che l’aiuto, la facilitazione sul piano della relazione con i propri figli sia importante anche per la crescita equilibrata di un minore che dovrà imparare a comprendere, accettare e vivere positivamente una situazione familiare così particolare”.
Sarà costituito uno staffai direzione del progetto a partecipazione mista tra Dap e Telefono azzurro che attraverso i suoi volontari curerà in prima persona la progettazione, realizzazione e allestimento degli spazi adeguati ad accogliere i bimbi fino a tre anni, le “sezioni nido”, ma anche la ludoteca dove intrattenere pre e post colloquio bambini e adolescenti in visita ai genitori. In particolare, il progetto di allestire sezioni nido prevede la creazione all’interno delle carceri dei ed “angoli morbidi” per lo sviluppo psico-fisico del bambino, una rete di supporto per la madre a cominciare dalla figura del pediatra e regolari uscite di accompagnamento a nidi comunali, parchi gioco, giardini pubblici e ludoteche.
Per quanto riguarda, invece, le ludoteche interne all’istituto destinate a intrattenere bambini e ragazzi con le loro famiglie nei momenti di visita al genitore, qui lo sforzo di Telefono azzurro sarà quello di organizzare attività di laboratorio ed eventi guidati dai volontari nei quali i minori e i loro genitori possano sperimentare esperienze nuove e arricchenti. Per il presidente dell’Onlus Ernesto Caffo, “Con la firma del protocollo, il ministero riconosce il ruolo fondamentale di un servizio che la nostra associazione svolge da 15 anni in 15 istituti, intervenendo per ricostruire un tessuto familiare lacerato ed evitando traumi e sofferenze a 10 mila bambini ogni anno”.
Telefono Azzurro, l’Onlus che da 25 anni si occupa dei minori, si schiera al loro fianco con un progetto mirato alla riqualifica degli spazi di incontro e convivenza familiare dei genitori detenuti con i propri figli.
Sono circa 100 mila i bambini che ogni anno fanno visita a un genitore in carcere eppure solo il 35% degli istituti italiani è provvisto di locali adeguati ai colloqui dei detenuti con i figli, nel 75% dei casi manca negli istituti il personale specializzato per partecipare alle visite dei bambini e anche i bambini sono sottoposti a perquisizioni nel 40% dei casi.
Per rispondere alla sofferenza dei più piccoli costretti a vivere in cattività in un ambiente innaturale quale il carcere e allo strazio della famiglia per l’altalenante distacco dai figli che vanno e vengono dal carcere dove incontrano periodicamente il genitore, l’Onlus mette a disposizione del Dap del ministero il suo progetto “Bambini e carcere” attivo già dal 1999. Il 4 febbraio scorso alla firma del relativo protocollo di intesa nella casa circondariale di Rebibbia a Roma con il Dipartimento amministrazione penitenziaria, era presente Simonetta Matone, vice capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il ministro della giustizia Paola Severino e il presidente di Telefono azzurro Ernesto Caffo.
L’impegno è quello di creare per i bimbi stabilmente presenti all’interno degli istituti di pena e ora degli “istituti a custodia attenuata” che da gennaio 2014 dovranno essere obbligatoriamente attivati per legge come prevede la novella dell’art. 275 del c.p.p, apposite sezioni nido da zero a tre anni e delle ludoteche per bimbi e adolescenti in visita ai genitori.
Con la recente riforma dell’articolo che vieta l’applicazione della custodia cautelare in carcere in determinate situazioni è stato infatti introdotta la figura dell’Istituto a custodia attenuata per detenute madri - Icam dove potranno essere trasferite le detenute incinte e le madri con i figli di età non superiore ai sei anni, limite che fino al 2011 era fissato ai tre anni di età del bambino. Si tratta di strutture di detenzione leggere come quella realizzata a Milano grazie a una convenzione sottoscritta a costo zero con la Provincia, senza sbarre e senza divise per gli operatori penitenziari che ci lavorino in un ambiente familiare e studiato per i bambini con l’obiettivo di far pesare loro il meno possibile la condizione di reclusione della madre.
Nel protocollo di intesa valevole per tre anni ma rinnovabile, il progetto di Telefono azzurro che nel 2012 ha interessato 10.046 bambini, è segnalato come “un’opportunità per crescere come persona in qualità di genitore, con la consapevolezza che l’aiuto, la facilitazione sul piano della relazione con i propri figli sia importante anche per la crescita equilibrata di un minore che dovrà imparare a comprendere, accettare e vivere positivamente una situazione familiare così particolare”.
Sarà costituito uno staffai direzione del progetto a partecipazione mista tra Dap e Telefono azzurro che attraverso i suoi volontari curerà in prima persona la progettazione, realizzazione e allestimento degli spazi adeguati ad accogliere i bimbi fino a tre anni, le “sezioni nido”, ma anche la ludoteca dove intrattenere pre e post colloquio bambini e adolescenti in visita ai genitori. In particolare, il progetto di allestire sezioni nido prevede la creazione all’interno delle carceri dei ed “angoli morbidi” per lo sviluppo psico-fisico del bambino, una rete di supporto per la madre a cominciare dalla figura del pediatra e regolari uscite di accompagnamento a nidi comunali, parchi gioco, giardini pubblici e ludoteche.
Per quanto riguarda, invece, le ludoteche interne all’istituto destinate a intrattenere bambini e ragazzi con le loro famiglie nei momenti di visita al genitore, qui lo sforzo di Telefono azzurro sarà quello di organizzare attività di laboratorio ed eventi guidati dai volontari nei quali i minori e i loro genitori possano sperimentare esperienze nuove e arricchenti. Per il presidente dell’Onlus Ernesto Caffo, “Con la firma del protocollo, il ministero riconosce il ruolo fondamentale di un servizio che la nostra associazione svolge da 15 anni in 15 istituti, intervenendo per ricostruire un tessuto familiare lacerato ed evitando traumi e sofferenze a 10 mila bambini ogni anno”.
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