GARANTE REGIONALE
DEI DIRITTI
DEI DETENUTI
Comunicato
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CARCERI:
SITUAZIONE CRITICA NEL REPARTO PER MALATI
DI HIV DI REBIBBIA N.C..
IL GARANTE DEI DETENUTI ANGIOLO MARRONI:
«I TAGLI DELLA
SPESA E L’IMPOSSIBILITA’ DI PROSEGUIRE ALL’ESTERNO DEL CARCERE IL PERCORSO
PSICOTERAPEUTICO HANNO CREATO UNA SITUAZIONE ESPLOSIVA».
Uno dei quattro reparti in Italia,dedicato ai detenuti affetti da
HIV, e quindi reparto di interesse nazionale, G 14 di Rebibbia N.C., era il
fiore all’occhiello del carcere. Pensato per ovviare all’isolamento sanitario
dei malati di HIV ha un’infermeria, una cucina, un laboratorio informatico, una
cappella e una biblioteca. Le celle sono sempre aperte e i detenuti partecipano
a progetti che facilitano la socializzazione e il lavoro, parte integrante del
trattamento come la terapia clinica.
Da qualche tempo, però, la
situazione è peggiorata al punto da spingere il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni a denunciare «un clima potenzialmente esplosivo che, fino
ad oggi, non è deflagrato per il lavoro svolto dal nostro ufficio, dai volontari, dai sanitari e dagli agenti di
polizia penitenziaria».
Attualmente nel G 14 ci sono 22
persone, tutte malate di HIV. L’età media è fra
i 45 e i 50 anni. Oltre all’HIV, i presenti hanno patologie
psichiatriche, l’epatite, cardiopatie e dermatiti. Buona parte dei detenuti è di difficile
gestione - negli ultimi 10 giorni si sono registrati tre casi di autolesionismo
- sei sono casi psichiatrici conclamati. In tre sono in sciopero della fame e
rifiutano i farmaci per motivi di giustizia (attesa liberazione anticipata,
permessi premio, ricoveri in ospedale).
«Molti - ha detto il Garante
- sono, per le loro condizioni,
incompatibili con il carcere. Il fisico di ognuno è segnato dalle malattie e
dalle dipendenze. Ma a costringerli in una cella sono le posizioni giuridiche,
le misure alternative revocate, i cumuli di pena, i nuovi reati o, più
semplicemente, il fatto di non avere una dimora. Il vissuto determina l’assenza
delle famiglie e i problemi economici, con molti detenuti che dipendono dai
nostri operatori, dai volontari anche per le più piccole necessità».
Su questa situazione si è
abbattuto il taglio indiscriminato della spesa. Per la prima volta, nel 2013 non saranno
finanziate le attività per i tossicodipendenti, rimaste senza copertura
economica. Il carcere non ha più fondi
né per la mediazione culturale, né per i progetti del G14, né per quelli delle comunità
terapeutiche che operano in carcere. A ciò si aggiunga che la storica direttrice
del reparto è stata trasferita al Prap ed è stata sostituita da un’altra
persone che, in contemporanea, deve occuparsi anche della struttura protetta
dell’ospedale Pertini e del nucleo traduzioni.
«La somma di queste criticità - ha
concluso il Garante - ha fatto salire
la tensione alle stelle e creato una situazione di emergenza. Di fatto la
gestione del reparto è affidata alla polizia penitenziaria, agli infermieri ed agli
operatori del trattamento. Ciò che si percepisce è un clima di esasperazione
dove è sempre più netta la sensazione di essere stati abbandonati dalle
istituzioni, con concreti rischi di recrudescenza e di inasprimento delle
condizioni di detenzione. Per evitare l’irreparabile occorre che ciascuna
componenti torni a fare il proprio lavoro: gli educatori ed il personale
sanitario e di sicurezza devono essere messi in condizione di poter lavorare;
la magistratura deve tornare a scegliere ciò che è meglio per ciascun detenuto;
occorre che vengano riattivati, anche con l’aiuto delle politiche regionali,
percorsi alternativi al carcere; occorre che il territorio e la società civile
tornino ad aprirsi. Occorre in sostanza, lavorare tutti insieme per far tornare
il reparto il fiore all’occhiello che era»
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