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lunedì 29 aprile 2013

Angola: Luanda in prima fila contro la pena di morte

Orizzonte Duemila
Governo angolano in prima fila contro la pena di morte. L’esecutivo di Luanda ha confermato l’importante scelta in tema di diritti umani, in occasione della visita nella capitale dell’Angola del segretario di Stato agli Esteri della Norvegia, Gry Larsen, in vista dell’appuntamento del quinto Congresso mondiale contro la pena capitale, che si terrà nel prossimo giugno a Madrid, organizzato dalla "Coalizione Mondiale Contro la Pena di Morte" con il patrocinio tra gli altri proprio del governo norvegese: “Vogliamo mobilitare - ha detto Larsen - un forte sostegno politico intorno a questo Congresso e abbiamo bisogno della voce dell’Angola”.

ESTRADIZIONE - Il segretario di Stato angolano per i Diritti umani, António Bento Bembe, ha ricordato che Luanda “ha vinto molte sfide nella promozione dei diritti umani” e dopo l’abolizione ha sempre confermato l’impegno, anche a livello internazionale, contro la pena di morte. In particolare, ha ricordato Bembe, il governo dell’Angola sta in questa fase lavorando per raggiungere con lo Zambia un accordo per l’estradizione di cittadini angolani condannati a morte e all’ergastolo in quel paese. Attualmente sarebbero una ventina i condannati a morte o alla pena detentiva a vita nello Zambia, Bembe non si nasconde le difficoltà della trattativa, ma sottolinea il valore, anche simbolico, dell’obiettivo: “Non importa il numero delle persone condannate, anche se si trattasse di uno soltanto, l’importante è che la vita umana venga salvaguardata. Con l’accordo di estradizione i nostri cittadini potrebbero scontare la pena nel proprio paese, ma il processo mnegoziale non è facile”.


NO ANCHE ALLA TORTURA - L’Angola ha abolito la pena di morte fin dal 1992 e ha confermato la scelta nella nuova Costituzione approvata nel 2010 all’articolo 59. I costituenti angolani all’articolo 60, mettendo il paese tra quelli all’avanguardia sul terreno del riconoscimento dei diritti umani, hanno posto ufficialmente al bando anche la tortura: “Nessuno - recita l’articolo - può essere sottoposto a tortura, lavori forzati, trattamenti o pene inumane o degradanti”. Inoltre con l’articolo 62, la Costituzione considera irreversibili gli effetti giuridici delle amnistie concesse al termine della guerra civile, elemento decisivo per la pacificazione nazionale voluta e portata avanti con grande determinazione dal Presidente della Repubblica, José Eduardo dos Santos. Il 20 dicembre 2012, l’Angola ha cosponsorizzato e votato a favore della risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

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