Ospiti costretti a dormire per mesi sulle reti o in terra, senza materassi e lenzuola; visite dall'esterno limitate ai parenti degli immigrati ed ingresso precluso alle associazioni di volontariato e agli avvocati, tranne a quelli di fiducia degli ospiti.
Queste sono solo alcune delle condizioni-limite che si sarebbero verificate nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Gradisca e che hanno indotto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni a scrivere al Ministero dell'Interno ed al Prefetto di Gorizia sollecitando l'urgente verifica di tali situazioni.
Ad originare la lettera una segnalazione telefonica giunta, all'Ufficio del Garante, da uno degli ospiti ristretti da 5 mesi al Cie di Gradisca-Gorizia, dove sono presenti circa 80 persone tutte trattenute per effetto di provvedimenti amministrativo, senza aver commesso reati. Il Cie di Gradisca è stato, in passato, più volte teatro di rivolte, episodi di tensione e tentativi di fuga.
In base alla denuncia ricevuta risulterebbe che nel Cie di Gradisca-Gorizia siano presenti diverse criticità. Nella struttura non esisterebbero spazi ricreativi; gli ospiti hanno a disposizione solo un campo di calcio, del quale possono usufruire solo in caso di "buona condotta". Mancherebbe un protocollo di idoneità alla permanenza, attraverso cui valutare le persone in ingresso. Tutto è a discrezione degli operatori sanitari e risponde ai loro criteri di arbitrarietà. Sarebbe assente anche il regolamento interno, o almeno gli ospiti non possono visionarlo.
Non sarebbe presente neanche il servizio di assistenza legale: i soli avvocati autorizzati all'ingresso sono quelli di fiducia dei presenti. Gli ospiti non possono avere cellulari (a differenza di quanto accade negli altri Cie) e, a seguito della rivolta del febbraio 2011, per molti mesi sarebbero stati eliminati materassi e lenzuola dai dormitori, con le persone presenti che hanno dormito sulle strutture nude dei letti o a terra.
Le visite dall'esterno sono autorizzate solo per chi ha la possibilità di certificare il legame di parentela con l'ospite. Anche le associazioni di volontariato ed i soggetti esterni, prima autorizzati all'ingresso, da mesi non avrebbero possibilità di effettuare colloqui. Grazie ad un accordo istituzionale, da anni nella Regione Lazio il Garante dei Detenuti ha infatti estero la propria attività di verifica e tutela dei diritti delle persone sottoposte a limitazioni delle libertà personali anche al Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria.
"Frequentando da anni il Cie di Ponte Galeria - ha detto il Garante Angiolo Marroni - è possibile constatare l'evidente differenza di trattamento praticato in questa struttura gestita dalla cooperativa sociale Auxilium in collaborazione con le autorità di polizia e quella così negativamente rappresentata nel CIE di Gradisca".
Per questi motivi, nella sua lettera - inviata al Capo Dipartimento libertà civili e immigrazione del Ministero dell'Interno Angela Pria, e al Prefetto di Gorizia Maria Augusta Marrosu - il Garante ha invitato le istituzioni ad "accertare la veridicità delle informazioni riferite che, se reali, sono inaccettabili e violano ogni principio di umanità e rispetto per la persona".
"La drammatica crisi economica ed istituzionale del Paese - ha detto il Garante Angiolo Marroni - ha relegato in secondo piano le problematiche dell'immigrazione. In tutta Italia migliaia di persone provenienti da altri Paesi vivono quotidianamente una situazione da tortura psicologica, all'interno di strutture come i Cie trasformati in vere e proprie carceri con, paradossalmente, addirittura meno diritti di quelli che sono garantiti a chi si trova negli Istituti di reclusione".
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