È possibile oggi pensare un "modello italiano" per le politiche di integrazione, che tenga conto delle caratteristiche demografiche ed economiche, della storia e della tradizione culturale del nostro Paese. È il fatto nuovo che emerge dalle pagine di questo volume. Una "cultura diffusa" dell'integrazione già si manifesta spontaneamente nelle famiglie, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle associazioni, negli enti locali. È tempo che essa permei anche lo Stato, e che una regia statale gestisca l'immigrazione, accompagni il passaggio dall'emergenza a opportune politiche di integrazione. È ciò che è accaduto a partire dal novembre 2011, con la creazione di un ministero per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione. "La nostra può essere una città migliore. Per chi viene da altre storie, per chi viene dalla nostra storia. Per chi costruirà, d'ora in poi, l'unica storia degli italiani di domani. C'è un gap da colmare, c'è una casa comune da edificare. Al di là degli umori, dei luoghi comuni, delle parole gridate o superficiali. Perché la realtà - ed è la realtà che ci viene presentata in questo volume - ci dice che i tempi sono cambiati, sono maturi, che è giunto il momento di passare dall'emergenza e dal silenzio all'integrazione"
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Marco Impagliazzo, docente di Storia contemporanea all'Università per Stranieri di Perugia, è presidente della Comunità di Sant'Egidio. Fra i suoi lavori ricordiamo: Duval d'Algeria (Roma 1994); per le edizioni Guerrini e Associati ha pubblicato: Algeria in ostaggio (con Mario Giro, 1997), Una finestra sul massacro. Documenti inediti sulla strage degli armeni (2000), La diocesi del Papa. La Chiesa di Roma e gli anni di Paolo VI (2006), e ha curato La nazione cattolica. Chiesa e società in Italia dal 1958 a oggi (2005)
Il nostro destino,bellissimo, è quello di vivere con gli altri e per gli altri.preservando la loro e la nostra vita dalle ingiustizie e riempendola di amicizia.
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