Il problema del sovraffollamento nelle carceri svizzere sta tornando alla ribalta toccando, ciclicamente, anche il Ticino.
È dei giorni scorsi la notizia della decisione di installare dieci ulteriori letti a castello (che si aggiungono alla ventina posati qualche anno fa) al carcere giudiziario della Farera per far fronte anche al numero crescente di detenuti (nel 2012 ci sono state oltre 2.000 entrate e nei primi tre mesi di quest’anno si è già arrivati a quota 582, salendo a fine aprile a 727).
Ed anche le ultime cifre, dichiara il direttore generale delle strutture carcerarie ticinesi, Fabrizio Comandini, confermano la tendenza all’aumento. “Attualmente - precisa - alla Stampa sono detenute 123 persone (quota massima a regime ordinario 130) ed alla Farera 60 (a 78 si registra il tutto esaurito)”.
Per quanto concerne il Giudiziario, basterebbe ora una grossa inchiesta con arrestati per far salire l’asticella verso la zona dell’emergenza. Con il rischio, sottolinea il direttore generale, di dover magari mettere nella medesima cella carcerati di etnie diverse (non interessati, ovviamente, alla stessa indagine): la possibilità di incomprensioni e di liti tra i due indagati a stretto contatto nell’angusto spazio diventerebbe, a questo punto, decisamente alto.
Il fenomeno, che preoccupa ormai da tempo l’autorità, ha alcune valvole di sfogo, riservate, comunque, solo a persone condannate a pene brevi: parliamo del lavoro di utilità pubblica (Lup) e del braccialetto elettronico, in pratica una cavigliera che consente di scontare una sorta di arresto domiciliare con precise regole da rispettare, pena il rientro in carcere aperto per terminare di saldare il conto con la giustizia.
Si tratta di misure previste dal Codice penale che tengono lontane dal penitenziario (sezione aperta) decine e decine di persone: individui che altrimenti affollerebbero lo Stampino. Negli ultimi tempi, non manca chi sostiene che il lavoro di pubblica utilità ed il braccialetto elettronico potrebbero essere presi in considerazione anche per pene superiori ai sei mesi o un anno.
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