Le carceri sono un luogo dimenticato e spesso non ci si rende conto dell'impatto che possono avere sull'infanzia. Un'infanzia che troppo spesso in Italia è costretta ad affrontare questa realtà negli incontri con un genitore recluso: sono infatti almeno 100mila i bambini in nel nostro paese che hanno un genitore in questa condizione.
Per proteggere e tutelare questa infanzia è nata l'associazione Bambini senza sbarre che, attraverso progetti come quello dello "Spazio Giallo" cerca grazie all'intervento di professionisti, di assistere i bambini nel momento delicatissimo dell'ingresso in carcere. È proprio la responsabile dell'associazione, Lia Sacerdote, a raccontare la natura di questa esperienza a Clandestinoweb.
Dottoressa Sacerdote ci vuole raccontare come è nata l'associazione Bambini senza sbarre?
Siamo una Onlus nata nel 2002 con il sostegno della fondazione olandese Beernard Van Leer che supporta interventi sull'infanzia e ha un particolare interesse per le situazioni legate al carcere. Le carceri sono un luogo dimenticato e spesso non ci si rende conto di quanto fragilizza l'infanzia. Siamo un'associazione composta da professionisti della cura, analisti, psicologi, pedagogisti. Anche i volontari sono professionalmente formati in questa direzione. Chi opera in Bambini senza sbarre è legato al mondo dell'università e ha una forte vocazione per la ricerca. Per noi questo è un requisito fondamentale perché l'intervento sui bambini deve essere caratterizzato dalla cura e dall'attenzione professionale. Vorrei sottolineare che l'associazione in questo momento vive grazie alle donazioni dei privati, partecipiamo ai vari bandi pubblici, soprattutto su base regionale, ma al momento diciamo che questi bandi sono solo formali perché i fondi in realtà non ci sono.
Ci vuole fare un esempio dei progetti che attuate?
Un esempio su tutti è quello dello "Spazio giallo". Quello che noi definiamo Spazio Giallo è un'area all'interno del carcere in cui i bambini vengono accolti prima di andare ad incontrare il genitore in stato detentivo. Molto spesso in quel momento d'attesa i bambini sono da soli, mentre l'altro genitore sbriga le pratiche per poter entrare. Lo scopo dello Spazio Giallo è di assistere il bambino in quel momento particolarmente delicato, nelle carceri in cui il nostro progetto è operativo i minori vengono assistiti da operatori specializzati e preparati. Un altro progetto che siamo riusciti a realizzare, per ora solo nel carcere di Bollate, è una mappa attraverso cui i bambini vengono informati su tutti gli step che dovranno fare prima di incontrare il genitore. Vorremmo portare questo progetto in tutta Italia. In questo preciso istante poi stiamo lavorando su una petizione da presentare poi al parlamento europeo e che riguarda la risoluzione 24. È stata varata nel 2008 e a nostro parere dovrebbe essere applicata in tutti i paesi. Le firme che noi stiamo raccogliendo in Italia, attraverso il nostro sito www.bambinisenzasbarre.org andranno poi a sommarsi a quelle raccolte nel resto d'Europa.
Ci può fornire un po' di numeri? Quanti sono i bambini in Italia che hanno un genitore in stato detentivo?
100.000 bambini. Il dato è emerso da una ricerca europea fatta nel 2011. In questo dato sono compresi anche quelli che noi chiamiamo i passaggi, ossia i genitori che non sono in carcere in modo permanente. Vorrei precisare però che questo è un dato dedotto, infatti in tal senso non viene fatta una vera e propria registrazione, spesso gli adulti non dichiarano di avere dei figli. A livello europeo si viaggia invece verso il milione di bambini che hanno un genitore in carcere.
Fattivamente cosa è stato già attuato e cosa altro volete ottenere?
Punto da cui non si può prescindere è la sensibilizzazione e l'attenzione ai bambini che entrano in carcere. In Italia siamo riusciti a coinvolgere il Ministero della Giustizia, nello specifico il Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria. Dal 2009 è stata infatti diramata una circolare per mettere l'accento su quella che io chiamo "attenzione ai bambini", su tutto per rendere consapevoli gli agenti della polizia penitenziaria, a loro tocca infatti il compito di accogliere i minori. Se ci riflettiamo 10 anni fa un bambino che entrava in una casa circondariale non veniva proprio considerato, oggi invece riusciamo a lavorare sulla formazione degli agenti. Per ora stiamo agendo in Lombardia, l'associazione infatti opera ancora per lo più in quell'area, ma siamo riusciti a fare dei veri e propri seminari per sensibilizzare gli operatori penitenziari, per renderli consapevoli dell'importanza dei loro gesti e per fornirgli anche le competenze necessarie.
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