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domenica 2 giugno 2013

Birmania limite di due figli per le famiglie Rohingya - L'ONU una norma discriminatoria da ritirare

Amnesty International
Due figli e non di più. Ma solo per la minoranza musulmana Rohingya. Nello stato di Rakhine il governo viene accusato apertamente dipulizia etnica per aver imposto un limite alle nascite che non si applica alla popolazione buddista che vive nell’area. Le autorità si difendono dicendo che la misura riguarda soltanto due città al confine con il Bangladesh, Buthidaung and Maundaw, dove il 95% della popolazione è musulmana. E’ probabilmente la prima volta che uno Stato emana una legge rivolta soltanto a una minoranza religiosa. In Cina la politica del figlio unico riguarda tutta la popolazione.
Il portavoce dello Stato di Rakhine, Win Myaing, ha dichiarato che l’obiettivo è di limitare la rapida crescita della popolazione nella comunità musulmana che per una commissione governativa è una delle cause della violenza settaria esplosa nell’area. ”La crescita demografica dei Rohingya è dieci volte più alta che quella dei Rakhine (i buddisti) – ha spiegato Win Myaing -, la sovrappopolazione è una delle cause della tensione”. Una dichiarazione che è in se stessa una violazione dei diritti umani. I musulmani sono solo il 4% dei cittadini della Birmania.
E’ un anno che lo Stato di Rakhine è sconvolto dagli scontri tra i buddisti e i musulmani. Sono circa 125mila i Rohingya costretti nei campi profughi dopo che le loro case sono state distrutte dalla folla inferocita senza che la polizia muovesse un dito. Le organizzazioni per i diritti umani, tra cui Human Rights Watch e Amnesty International, accusano le autorità di organizzare una campagna di pulizia etnica.
Il mese scorso una commissione incaricata dal governo di proporre misure per fermare gli scontri ha scritto: “Un fattore che ha alimentato la tensione tra i Rakhine e i Rohingya è il senso di insicurezza che molti Rakhine sentono a causa della rapida crescita della popolazione musulmana che loro vedono come una minaccia”. La Birmania, un Paese a maggioranza buddista, non include i Rohingya tra le 135 etnie riconosciute. Li considera migranti illegali del Bangladesh e non gli riconosce la cittadinanza anche se vivono lì da secoli.

Le Nazioni Unite hanno giudicato la decisione discriminatoria e non rispettosa dei diritti umani della popolazione Rohingya. “Lo Stato d Rakhine deve immediatamente ritirare questa norma” ha detto qualche giorno fa il vice portavoce delle Nazioni Unite Eduardo del Buey.

di Monica Ricci Sargentini

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