In Europa aumentano gli episodi di razzismo contro gli immigrati, si respira un clima sempre più xenofobo che alimenta il populismo. In Francia, in Ungheria, in Grecia ma anche nei Paesi scandinavi assistiamo al successo di partiti di estrema destra o comunque anti-minoranze. Ieri a Milano, presso la sede dell’Ispi, l’allarme l’ha lanciato Human Rights Watch nel corso di una tavola rotonda dal titolo Diritti umani: le sfide sul campo.
La violenza xenofoba in Grecia riguarda tutta l’Europa: “Le istituzioni europee e gli Stati membri – è il ragionamento di Sunderland – non possono chiudere un occhio di fronte a quello che sta succedendo ad Atene. A rischio c’è l’intera struttura europea sulla difesa dei diritti umani!“. Se cade Atene, cade pure Bruxelles.
di Monica Ricci Sargentini
Ne è un esempio eclatante la Grecia dove i migranti e i richiedenti asilo vengono sempre più spesso attaccati da bande di greci vestite di nero e con il volto coperto. Gli episodi si registrano soprattutto nella capitale. Dagli inizi del 2000 la Grecia è diventata la principale porta d’ingresso nell’Unione Europea dei migranti irregolari provenienti da Asia e Africa. Oggi nel centro di Atene vivono in estrema povertà molti stranieri che occupano edifici abbandonati, piazze e parchi.
“E’ importante riconoscere i fattori diversi che alimentano questi trend – ha detto Judith Sunderland, ricercatrice senior per l’Europa Occidentale dell’organizzazione – sarebbe facile dare la colpa solo alla crisi economica, la verità è che ci sono timori legati alla perdita dell’identità nazionale. Questo vuol dire che se l’economia comincerà ad andare meglio il problema non sarà risolto”.
“L’immigrazione irregolare – dice Sunderland – viene presa come capro espiatorio per tutti i mali della città sia dalla gente comune che da alcuni partiti politici”.Ma il problema non è solo il successo di formazioni politiche come la greca Alba Dorata ma anche il modo in cui gli Stati Europei affrontano il problema.
“La risposta di una nazione a questi crimini è metro del suo impegno per i diritti umani – spiega Sunderland – ma le autorità spesso tendono a minimizzare gli episodi e a considerarli marginali. In base a ricerche approfondite in Italia, Germania e Grecia abbiamo individuato i motivi che impediscono una lotta efficace contro la violenza xenofoba per esempio l’esistenza di leggi penali soggette ad interpretazioni troppo restrittive o la riluttanza dei pubblici ministeri ad usare la xenofobia come aggravante. Ma spesso è anche la polizia che non riconosce come tali i crimini a sfondo razziale e quindi non raccoglie le prove necessarie”.Proprio in questi giorni in Grecia si discute di una legge anti-razzismo che è stata già presentata in Parlamento in prima lettura. Ma tra i partiti della coalizione di governo c’è disaccordo: secondo socialisti e Sinistra democratica, bisogna rendere reato l’incitamento a commettere violenze razziali e il non riconoscere i crimini di guerra nazisti. I conservatori, invece, sono più propensi a modificare leggi già esistenti piuttosto che introdurre un nuovo testo.
La violenza xenofoba in Grecia riguarda tutta l’Europa: “Le istituzioni europee e gli Stati membri – è il ragionamento di Sunderland – non possono chiudere un occhio di fronte a quello che sta succedendo ad Atene. A rischio c’è l’intera struttura europea sulla difesa dei diritti umani!“. Se cade Atene, cade pure Bruxelles.
di Monica Ricci Sargentini
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