Rappresentanti di 90 Paesi dal 12 al 15 giugno al quinto congresso mondiale contro la pena di morte, organizzato dalla 'World Coalition Against the Death Penalty' al Palazzo dei Congressi di Madrid.Dal 2001, il congresso riunisce, ogni tre anni, le principali associazioni che lottano per l'abolizione della pena capitale, ma anche esponenti della societa' civile, rappresentanti politici, giuristi e giornalisti provenienti dai cinque continenti, per fare il punto della situazione e definire strategie concertate a sostegno del processo abolizionista mondiale.
A tutt'oggi sono ancora circa sessanta i Paesi in cui opera il boia. L'Europa e l'Italia hanno avuto un ruolo deciso per il consolidamento a livello globale di un corpus giuridico a garanzia dei diritti umani universalmente riconosciuti. A ricordarlo e' il capogruppo di Scelta civica per l'Italia in commissione Affari esteri, Mario Marazziti, uno dei due rappresentanti speciali presenti a Madrid accanto alla delegazione governativa, assieme al sottosegretario agli Esteri, Mario Giro, che interverra' a chiusura del congresso.
''La risoluzione approvata all'unanimita' dal Parlamento italiano lo scorso 7 giugno riprende il grande lavoro fatto dall'Italia, che ha contribuito all'approvazione, per la prima volta da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 18 dicembre 2007, della risoluzione 62/149 per una moratoria universale, in vista della totale abolizione della pena di morte'', ha ricordato Marazziti in un incontro con la stampa italiana a Madrid. ''Il movimento abolizionista mondiale e' cresciuto ed e' aumentato il consenso di Stati e governi verso un livello di giustizia capace di rispettare la vita anche in condizioni estreme, come dimostra il crescente sostegno alla risoluzione dell'Assemblea generale Onu, approvata per la quarta volta il 20 dicembre 2012''.
Il rinnovato impegno del Parlamento italiano pone la battaglia globale contro la pena capitale come ''uno dei punti qualificanti dell'azione del governo, accanto alla diplomazia dello sviluppo'', spiega Marazziti. ''Impegna a prendere tutte le iniziative utili per un'azione di lobby a livello internazionale, a rafforzare a livello centrale e periferico le iniziative per monitorare la salvaguardia dei diritti fondamentali anche dei condannati a morte in Paesi che mantengono la pena capitale; e a cooperare per umanizzare il sistema carcerario. Oltre ad azioni culturali, normative e politiche accanto a Parlamenti di Paesi in transizione, che abbiano intrapreso un percorso abolizionista''.
Un'accelerazione in questo senso si registra nelle ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale, dove Kazakhstan, Kirghizistan, Uzbekistan, hanno abolito la pena di morte. Ma non la Bielorussia. E poi in Africa - dove Burundi e Ruanda, dopo due genocidi, hanno soppresso la pena capitale - e negli Stati Uniti, dove dal 2007, cinque Stati - New Jersey, New Mexico, New York, Illinois, Connecticut e Maryland - hanno messo al bando le esecuzioni, anche grazie alle recenti sentenze della Corte Suprema, che ha dichiarato incostituzionali le condanne a morte per minori e disabili mentali, e al ruolo sinergico di organizzazioni non governative.
''Nel mondo arabo mediterraneo, Paesi come Marocco, Tunisia, Algeria, sono abolizionisti di fatto, ma non l'Egitto, che e' il front-runner nelle esecuzioni della pena capitale'', ha sottolineato Marazziti, gia' portavoce della Comunità di Sant'Egidio e co-fondatore e vicepresidente della Coalizione Mondiale contro la Pena di Morte. Attualmente il processo di estensione dell'abolizione della pena capitale e' sostenuto dai governi di Spagna, Svizzera, Francia e Norvegia, che patrocinano l'appuntamento di Madrid, al quale partecipano, fra gli altri, i Nobel Mairead Maguire, Desmons Tutu, Jody Williams e Shirin Ebadi e protagonisti storici della lotta alla pena di morte, come Tamara Chikunova, Bill Pelke, Curtis Mc Carty e David Attwood.
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