I centri di identificazione ed espulsione (Cie) degli immigrati clandestini, come quello romano di Ponte Galeria, sono in realtà delle carceri.
Lo scrive oggi con ampio rilievo il New York Times. Sul Cie di Ponte Galeria, non lontano dall’aeroporto di Fiumicino, la corrispondente del Nyt Elisabetta Polovedo scrive in particolare che Ponte Galeria “non è una prigione, ma la differenza è in realtà soprattutto semantica”.
Il quotidiano della Grande Mela ricorda che i centri di questo tipo, in Italia e in Europa, sono sempre più criticati dalle organizzazioni di difesa dei diritti umani che li definiscono “inumani, inutili e costosi”. In Italia, aggiunge la Polovedo, ‘i più critici sostengono che i centri sono il riflesso delle politiche che assimilano immigrazione a criminalità, dimenticano i benefici economici che gli immigrati possono portare e non prendono in considerazione la crescente natura multiculturale della società”. In base ad un rapporto recentemente pubblicato dal ministero dell’Interno, ricorda infine l’articolo, il governo giudica i centri, gestiti da società private, indispensabili pur riconoscendo una serie di problemi, tra cui “l’assenza totale di attività all’interno dei centri”, un fatto che porta ad un aumento dell’aggressività e del disagio, accrescendo la tensione tra immigrati e polizia.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.