La famiglia di un prigionieri palestinese della cittadina di Burqin, vicino a Jenin (nord della Cisgiordania) ha lanciato un appello a tutte le istituzioni competenti "per intervenire immediatamente e premere sulle autorità israeliane, al fine di salvare la sua vita del detenuto, la cui salute è in continuo peggioramento, e fornirgli il trattamento necessario".
Nidal Khallouf, fratello del prigioniero, ha affermato che Ahmed (30 anni), condannato a 12 anni di carcere, "sta soffrendo a causa di un'infezione batterica al piede sinistro, con conseguente febbre e forti dolori". Ha aggiunto che "nonostante il via libera all'intervento chirurgico, dato dai medici proprio a causa della sua difficile situazione sanitaria, dovuta ad un gonfiore al piede, con conseguenti lacerazioni muscolari e erosioni ossee, l'amministrazione penitenziaria israeliana indulge nel sottoporlo al trattamento, incurante della sua condizione critica".
Nello stesso contesto, in un comunicato stampa diramato domenica 23 giugno, Ragheb Abu Diak, segretario della Società dei prigionieri palestinesi, ha reso noto che "le condizioni di Khallouf stanno deteriorando giorno dopo giorno". Ha spiegato che alcuni ospedali israeliani "si erano rifiutati in passato di accogliere il prigioniero, a causa della gravità della sua salute, in quanto soffriva di un'infiammazione acuta, e necessitava dell'asportazione di un muscolo e la pulizia chirurgica dei tessuti ossei, oltre alla ricostruzione di un muscolo e il trapianto di pelle, per sostituire i tessuti danneggiati a causa dell'infezione".
Abu Diak ha esortato tutte le istituzioni internazionali competenti che si occupano di diritti umani a "promuovere una causa contro il governo israeliano, presso la Corte internazionale di giustizia, per i suoi continui crimini contro i prigionieri, e specialmente la sua deliberata politica di negligenza medica nei confronti dei detenuti".
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