Ma c'è chi le abolisce. Il risparmio economico è l'obiettivo che condividono: anche la North Carolina tra gli Stati che vogliono portare a termine le condanne velocemente, il Maryland l'ultimo a rinunciare alla pena capitale
Ci sono Stati che stanno abolendo la pena di morte, negli Stati Uniti. E altri, sempre nello stesso Paese, che si attivano invece per rendere più rapidi i processi ed eseguire più condanne. Le due tipologie hanno comunque un carattere comune: la volontà di risparmiare. A parlarne è il Wall Street Journal.
In Florida, per esempio, il governatore repubblicano Rick Scott sta prendendo in considerazione un disegno di legge approvato dai parlamentari ad aprile, che costringerebbe lo Stato a eseguire le condanne a morte entro 180 giorni. Il 'Timely Justice Act' renderebbe più esiguo il tempo a disposizione per considerare gli eventuali appelli contro la condanna a morte e più difficile la richiesta di un nuovo processo.
In North Carolina, i parlamentari dovrebbero presto votare per abrogare una legge del 2009 che consente ai condannati di ricorrere contro le sentenze, se esiste il sospetto che siano state emesse sulla base di pregiudizi razziali. In altri Stati, sono allo studio proposte di legge per risolvere i dubbi creati dalla procedura con l'iniezione letale, che ha posto una serie di problematiche legali che hanno anche portato a lunghe moratorie delle esecuzioni.
La scelta di questi Stati di rendere più funzionante il sistema è un tentativo di rispondere a chi crede che la pena di morte sia costosa e inefficiente, che sono i motivi che, più di altri, stanno spingendo gli Stati ad abbandonarla: esempio ne è il Maryland del governatore democratico Martin O'Malley, che ha posto il problema economico al centro della sua campagna per l'abolizione della pena capitale; pochi giorni fa, il Maryland è diventato il sesto Stato americano a rinunciarvi dal 2007. Il sostegno alla pena di morte è ormai vicino ai minimi degli ultimi 39 anni, secondo l'ultimo sondaggio di Gallup: solo il 63% degli americani è a favore.
Patrizio Cairoli
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