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giovedì 6 giugno 2013

Mali - A Kidal è epurazione razziale pugno duro del governo

MISNA
Le esazioni in corso a Kidal sono “un’epurazione razziale da parte di un gruppo armato che seleziona delle persone sulla base del colore della pelle”: a denunciarlo è il governo maliano all’indomani del grido d’allarme lanciato da attivisti e abitanti del capoluogo nord-orientale, occupato dalla ribellione tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla). “Le autorità deplorano il fatto che alcuni compatrioti si comportano in questo modo e condannano con forza le violazioni commesse. I responsabili dovranno rispondere delle proprie azioni davanti alla giustizia” ha detto il ministro della Comunicazione, Manga Dembélé.

Il portavoce dell’esecutivo di transizione ha poi annunciato che “l’esercito maliano farà ritorno a Kidal in tempi brevissimi, qualunque sia il prezzo da pagare”, sottolineando che “la presenza dei soldati regolari prima delle elezioni (presidenziali in agenda per il 28 luglio, ndr) non è negoziabile”. Bamako intende rispondere con fermezza alle notizie di deportazione forzata dei cittadini neri, stipati a bordo di camion destinati a Gao e Timbuctù, da parte dei ribelli indipendentisti tuareg.

Da mesi l’Mnla, che considera Kidal come la capitale dell’Azawad, si oppone al ritorno nel capoluogo dell’amministrazione e dell’esercito nazionale, ufficialmente per timore di repressioni dei soldati per lo più neri e originari del sud ai danni della comunità tuareg. Oltre all’espulsione di semplici cittadini, l’Mnla viene accusato di trattenere una quarantina di persone sospettate di essersi infiltrate in città per attività di spionaggio a favore dello Stato maliano. “Si tratta di rapimenti più che di arresti. Si parla di arresti quando ad attuarli è un governo legittimo” ha precisato Dembélé. In base alle prime informazioni diffuse, risulta che i cittadini fermati sono delle comunità songhai, tamasheq e peul.

Dopo un fine settimana di tensioni, a Kidal da alcune ore la situazione sta tornando alla normalità, con i negozi, per lo più di proprietà delle comunità nere, che hanno riaperto. Gli ultimi fatti ipotecano l’avvio di un dialogo diretto, voluto dalla comunità internazionale, tra Bamako e i movimenti tuareg per avviare un processo di riconciliazione nazionale, anche in vista delle elezioni. Colloqui sono attualmente in corso a Ouagadougou tra rappresentanti della comunità tuareg e  mediatori dell’Africa occidentale nella crisi maliana. “Quanto sta accadendo in Burkina Faso non coinvolge e non riguarda il governo maliano” ha concluso il ministro Dembélé.

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