Roma, Sono oltre 6mila le persone – soprattutto donne, bambini e anziani – costrette a cercare rifugio nel vicino Niger a causa della crisi in corso nel nord della Nigeria. Sarebbero fuggiti nel timore di essere coinvolti nella repressione governativa ai danni dei ribelli legati alla setta Boko Haram, in particolare nell'area di Baga nel nord della Nigeria, vicino al confine con il Niger.
É quanto hanno riferito alcuni dei nuovi arrivati in Niger agli operatori dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). I raid aerei delle forze governative – hanno aggiunto i rifugiati – proseguono saltuariamente, mentre aerei volano costantemente sugli stati di Borno, Yobe e Adamawa, dove dal 14 maggio è in vigore lo stato di emergenza. Coloro che arrivano in Niger citano anche – come causa della loro fuga – la sempre maggior presenza di banditi armati che si aggirano in diversi stati della Nigeria.
L'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, combinato con la pre-esistente insicurezza alimentare, non fa che accrescere la preoccupazione della popolazione degli stati colpiti. Sono dunque 6.240 le persone arrivate in Niger, tra cui 2.692 cittadini nigeriani, 3.544 nigerini di ritorno nel proprio paese e 94 persone di altre nazionalità (soprattutto ciadiani).
I nuovi arrivati si sono stabiliti principalmente a Bosso, Diffa, Kablewa, Maine, Tam, Tcoukoujani e Garin Amadou. Una volta sistemate al sicuro le proprie famiglie, molti uomini rientrano in Nigeria per lavorare e garantire loro sostentamento. Molti sono arrivati in Niger a piedi, trovando rifugio in villaggi situati a pochi chilometri dalla frontiera. Altri – fuggiti invece da aree situate anche a 300 chilometri di distanza, come Maidougouri – hanno utilizzato automobili o motocicli.
Una volta arrivati i rifugiati prendono case in affitto o trovano ospitalità presso famiglie locali, che già di per sé vivono in condizioni estremamente precarie. Gli operatori UNHCR che hanno visitato diversi villaggi di frontiera che accolgono nuovi arrivati hanno anche incontrato famiglie nigeriane che si sono accampate all'aperto, sotto alberi.
Sebbene la popolazione locale abbia accolto con generosità i nuovi arrivati, la loro presenza pone comunque pressione sulla scarsa disponibilità locale di cibo e acqua. Il Niger – paese del Sahel – è esso stesso alle prese con un'insicurezza alimentare dovuta ad anni di siccità. L'UNHCR ha in programma di inviare aiuti destinati tanto ai rifugiati quanto alla popolazione locale, oltre a collaborare con le autorità locali alle operazioni di registrazione dei nuovi arrivati. Nelle scorse settimane l'UNHCR ha assistito anche a flussi verso Camerun e Ciad.
In Ciad si registrano 155 nigeriani richiedenti protezione e 716 ciadiani. In Camerun sono rientrati 1.200 cittadini camerunesi. Nel frattempo, in Nigeria la situazione della sicurezza resta estremamente difficile.
A causa della diffusa insicurezza l'UNHCR non è presente nelle aree del nord-est che si trovano in stato di emergenza. Di conseguenza le informazioni a disposizione sulla situazione umanitaria e sulle persone sfollate nell'area sono limitate.
A causa della diffusa insicurezza l'UNHCR non è presente nelle aree del nord-est che si trovano in stato di emergenza. Di conseguenza le informazioni a disposizione sulla situazione umanitaria e sulle persone sfollate nell'area sono limitate.
Nello stato di Adamawa, le condizioni di sicurezza sarebbero peggiori nelle aree teatro di operazioni militari vicine al confine con il Camerun, ma la maggior parte dell'intera regione nord-orientale della Nigeria soffre di croniche condizioni di insicurezza dovute al conflitto e all'attività dei ribelli (dallo stato di Borno a quello di Kaduna).
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