“Il governo deve intervenire sulla legge ex Cirielli, che impedisce in caso di recidiva il ricorso alle misure alternative”. “Questa misura - spiega Luigi Pagano, vicedirettore del Dap e per molti anni direttore del carcere di San Vittore - insieme a buone idee e a un ammodernamento del circuito carcerario, può finalmente offrire una soluzione con-creta alla annosa questione del sovraffollamento”.Dottor Pagano, cosa state facendo per rendere meno disumane le condizioni di vita dietro le sbarre?
“Stanno per aprire migliaia di nuovi posti. E nel contempo si ampliano gli spazi nelle prigioni che consentono ai carcerati di vivere in condizioni più umane”.
Si parla da anni di nuovi posti, ma non si vedono mai inaugurazioni. Può fare qualche esempio?
“Fra breve apriranno nuove strutture a Sassari e Cagliari. A Oristano e Tempio Pausania, sono già state aperte, poi apriranno a Voghera, Pavia e Cremona per un totale di 700 posti in Lombardia. Sono in corso ristrutturazione due reparti a San Vittore per altri 600 posti. Tra la fine di giugno e i primi di luglio saranno inaugurate nuove strutture a Reggio Calabria per altri 300 posti. Nuove strutture anche a Modena, nel Casertano per 200 posti, e poi a Catanzaro, 200 posti”.
A cosa si riferisce quando parla di buone idee?
“Mandare un centinaio di detenuti a lavorare a Pianosa, ad esempio. Attenzione, non si tratta di riaprire il carcere dell’isola toscana, ma di creare là attività lavorative di recupero”.
Cosa è previsto per il recupero sociale del carcerato, obiettivo previsto dalla Costituzione?
“L’intervento legislativo del governo deve aumentare il ricorso delle misure alternative. Si tratta sempre di “punizioni”, ma alternative alla cella, che consentono tra l’altro di offrire maggiore sicurezza alla società”.
In che senso?
“Le statistiche ci insegnano che tra quelli che escono dalla prigione, la recidiva è ottanta volte inferiore tra chi ha seguito percorsi di messa in prova e di misure alternative. Bisogna armonizzare tutti gli interventi. Interventi legislativi che incidano sugli ingressi in carcere, riducendoli. Nello stesso tempo si aumentano gli spazi nelle prigioni per far sì che i detenuti in cella si rechino solo per dormire. Infine, occorre coinvolgere imprenditori esterni, enti locali e società civile per reinserire i detenuti in un circuito lavorativo. Solo così le misure del governo potranno risolvere il problema del sovraffollamento”.
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