La scorsa settimana il sistema giudiziario di Hamas a Gaza ha pronunciato altre due condanne alla pena di morte: la Corte Suprema ha comminato la pena dell’impiccagione ad un uomo considerato colpevole di un duplice omicidio mentre la seconda condanna è stata inflitta ad un abitante della località di Khan Yunis, giudicato autore dell’assassinio di un cambiavalute.
Prima di loro era stato condannato a morte un ragazzo accusato di collaborare con Israele.
Secondo il rapporto 2013 di Amnesty International, dall’inizio dell’anno sono almeno sei le persone condannate ufficialmente alla pena di morte dalla Corte Suprema di Gaza, prevalentemente per motivi politici.
A questi sono da aggiungere decine di palestinesi giustiziati, senza alcun processo, per strada dagli uomini di Hamas che, come da tradizione, trascinano il corpo per le strade con una corda legata ad una motocicletta per mostrare al popolo lo strazio delle carni in brandelli.
Spesso le esecuzioni sommarie sono inflitte a presunti collaborazionisti di Israele, a fiancheggiatori di Fatah e ad omosessuali. Di solito il numero delle esecuzioni, ufficiali e non, tende a crescere indiscriminatamente in occasione di tensioni politiche o sociali nel territorio governato da Hamas.
di Elleci
di Elleci
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