La scelta di Lampedusa come primo viaggio di Papa Francesco dovrebbe fare aprire gli occhi alla politica italiana, divisa tra gli improbabili difensori delle fallimentari politiche sull’immigrazione di matrice leghista e i timorosi di giocare in attacco una partita che ha rilevanza globale.
Tra chi dovrebbe far tesoro dell’insegnamento del Papa c’è il senatore Gasparri che ancora oggi ha sostenuto che il reato di clandestinità serva a fermare “chi altrimenti entrerebbe in Italia senza un lavoro, una dimora e finirebbe con il delinquere”.
Semmai è vero il contrario: il reato di clandestinità e le attuali norme discriminatorie non sono servite a impedire l’ingresso incontrollato e la presenza in Italia di 500 mila immigrati che lavorano ugualmente, solo che non possono farlo in maniera legale né versare allo Stato 3 miliardi di euro contributi all’anno.
Mi auguro, invece, che la scelta del Papa dia coraggio a chi - nella politica come nei sindacati - in questi anni ha denunciato i danni della legge Bossi-Fini: c’è un solo strumento politico oggi a disposizione per chi voglia cambiare pagina, e sono i due referendum abrogativi la cui raccolta firme è in corso.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.