Da cinque anni nel paese non si uccideva più nessuno per legge. Ora le esecuzioni potrebbero ricominciare perché la moratoria è scadutaEra stata sospesa, la condanna a morte, con una una moratoria sulle esecuzioni nel 2008 in Pakistan. Ma la moratoria è scaduta il 30 giugno scorso e non è stata rinnovata, ed ha fatto sollevare le critiche dei gruppi di difesa dei diritti umani. «Il nuovo governo ha deciso di riesaminare tutti i casi di condanna a morte» ha detto il portavoce del ministero degli Interni Umer Hameed escludendo la possibilità di una amnistia generale per questi detenuti.
Secondo Amnesty International, in Pakistanci sono circa 8 mila detenuti nel braccio della morte e molti di loro hanno esaurito i vari gradi di appello e potrebbero quindi finire sul patibolo. La moratoria era contenuta in un decreto del presidente Asif Ali Zardari. Va ricordato che il Partito popolare pachistano (Ppp), lo storico partito della famiglia Bhutto, ha perso le elezioni di maggio e il mandato dello stesso Zardari scade ad agosto.
Amnesty definisce la decisione del neo governo, guidato dal conservatore Nawaz Sharif, come una «inquietante e retrograda tendenza» che «mette a rischio la vita di centinaia di persone». Critiche anche dall’organizzazione non governativa Human Rights Commission of Pakistan (Hrcp)che ha fatto appello al presidente e al primo ministro perchè rinnovino la moratoria.
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