Roma - A tre mesi dall'estromissione del governo della Repubblica Centrafricana, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) è ancora fortemente preoccupato per la situazione di oltre 200mila sfollati interni e più di 20mila rifugiati che vivono nel paese.
Anche la violenza contro donne, ragazze e ragazzi è aumentata. In alcune aree le agenzie umanitarie – impegnate in una risposta congiunta inter-agenzie – forniscono assistenza materiale e psicologica alle vittime.
Desta poi ulteriore preoccupazione nell'UNHCR il recente arresto di un membro della ex controparte governativa dell'Agenzia, impiegato a Bangui. L'UNHCR sta richiedendo alle autorità informazioni e garanzie sulla sua sicurezza.
Per quanto riguarda le scuole, in alcune aree del paese hanno riaperto, mentre in molte altre zone restano chiuse. Anche l'accesso all'assistenza medica e ad altri servizi di base resta estremamente limitato. In molte regioni del paese neanche le madri con i loro neonati hanno accesso alle cure mediche e la nascita dei loro bambini non viene registrata.
Nell'ultimo mese, in collaborazione con le agenzie partner, l'UNHCR è riuscito ad ottenere un limitato accesso ad alcune aree della capitale Bangui e ad altre zone del paese, come Ouham, Batangafo, Bambari, Kaga Bandoro e Mbaiki. Le visite avevano l'obiettivo di valutare la situazione generale delle persone colpite dal recente stato di instabilità. I riscontri sono stati drammatici.
In generale permane una grave assenza di sicurezza; l'illegalità è generalizzata. Nel corso delle missioni, gli operatori UNHCR hanno ricevuto informazioni su arresti arbitrari e detenzioni illegali, torture, estorsioni, rapine a mano armata, violenza fisica anche su base sessuale, stupri e tentati stupri, rapimenti, limitazioni della libertà di movimento, saccheggi mirati e attacchi alla popolazione civile. In alcune aree gruppi armati hanno dato alle fiamme case e villaggi.
Anche la violenza contro donne, ragazze e ragazzi è aumentata. In alcune aree le agenzie umanitarie – impegnate in una risposta congiunta inter-agenzie – forniscono assistenza materiale e psicologica alle vittime.
Desta poi ulteriore preoccupazione nell'UNHCR il recente arresto di un membro della ex controparte governativa dell'Agenzia, impiegato a Bangui. L'UNHCR sta richiedendo alle autorità informazioni e garanzie sulla sua sicurezza.
Per quanto riguarda le scuole, in alcune aree del paese hanno riaperto, mentre in molte altre zone restano chiuse. Anche l'accesso all'assistenza medica e ad altri servizi di base resta estremamente limitato. In molte regioni del paese neanche le madri con i loro neonati hanno accesso alle cure mediche e la nascita dei loro bambini non viene registrata.
Nonostante le precarie condizioni di sicurezza, l'UNHCR e le agenzie partner stanno coordinando il loro impegno per assistere i rifugiati – principalmente di nazionalità congolese e sudanese - che vivono nei campi della Repubblica Centrafricana.
L'UNHCR – in collaborazione con il Programma alimentare Mondiale (WFP/PAM) e International Medical Corps – ha distribuito cibo per oltre 11mila rifugiati nei campi di Batalimo, Bambari e Zemio. In quest'ultimo insediamento i rifugiati hanno ricevuto anche semi da piantare.
L'UNHCR – in collaborazione con il Programma alimentare Mondiale (WFP/PAM) e International Medical Corps – ha distribuito cibo per oltre 11mila rifugiati nei campi di Batalimo, Bambari e Zemio. In quest'ultimo insediamento i rifugiati hanno ricevuto anche semi da piantare.
Nella vicina Repubblica Democratica del Congo – dove si sono riversati oltre 40mila rifugiati centrafricani – l'UNHCR continua a collaborare con le autorità nazionali per trasferire i rifugiati dalle aree di confine verso zone interne più sicure. La maggioranza dei rifugiati si trova nelle province Equateur e Oriental.
Dal dicembre 2012 quasi 60mila persone sono fuggite dalla Repubblica Centrafricana. Il flusso di persone in fuga dall'insicurezza non accenna ad arrestarsi e il numero totale di rifugiati centrafricani nei paesi della regione ha ora superato quota 220mila. Nell'ultimo mese – secondo le cifre raccolte dall'UNHCR – 1.000 rifugiati sono arrivati nella Repubblica Democratica del Congo.
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