Herman Wallace ha 71 anni, è ammalato di cancro e la sua vita finirà presto. Per oltre 40 anni, Wallace è stato detenuto in isolamento nella prigione di Angola, in Louisiana, Usa.
Imprigionato inizialmente per rapina a mano a armata, nel 1973 Wallace fu giudicato colpevole dell’omicidio di un secondino, insieme a un compagno di prigionia, Albert Woodfox. Iniziò allora, per entrambi, l’isolamento. Sul fatto che Wallace e Woodfox siano realmente gli autori dell’omicidio, non esiste ancora una prova materiale. I campioni di Dna che avrebbero potuto scagionarli sono andati persi; il principale testimone dell’accusa, negli anni successivi, si è rivelato inaffidabile.
Wallace e Woodfox, come abbiamo raccontato in un altro post, sono i detenuti statunitensi da più tempo in isolamento: 23 ore su 24 in una minuscola cella, con temperature che raggiungono i 38 gradi, tre ore di esercizi fuori dalla cella a settimana. Il 14 giugno, a Wallace è stato diagnosticato un cancro al fegato, in fase avanzata. Non è curabile, gli restano pochi mesi di vita. Ora è ricoverato, sempre in isolamento, nell’ospedale del carcere di Hunt, nella città di St. Gabriel. Amnesty International ha chiesto che trascorra gli ultimi mesi della sua vita a casa, con la sua famiglia.
di Riccardo Noury
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