Un’altra estate afosa, un nuovo Parlamento, un’altra legge svuota-carceri, tuttavia la condizione dei 64.873 detenuti rinchiusi nelle prigioni italiane resta immutata e critica. Il decreto non ha mantenuto le aspettative che il suo nome prometteva. Intanto il sovraffollamento, assieme al caldo torrido, costituisce una miscela esplosiva che rende penosa la vita a chi è entrato in galera per pagare il suo conto con la giustizia, ma che in queste condizioni accumulerà soltanto rabbia e difficilmente ne uscirà cambiato.
La casa circondariale «Giuseppe Salvia – Poggioreale» è la sintesi del malessere del sistema carcere. Dopo la recente inchiesta del Mattino, è stata sfollata di poche centinaia di unità e sono stati introdotti turni alfabetici per i colloqui dei parenti. Una soluzione poco convincente che aumenta i disagi per quei familiari che si organizzavano per viaggiare insieme venendo da luoghi lontani.
E poi, come dicono a Poggioreale, «cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia». Cioè finché non si ridurrà sostanzialmente e stabilmente il numero di detenuti, il carcere napoletano resterà in una situazione emergenziale. Alcuni anni fa era stata formulata una proposta per realizzare un call center per prenotare l’orario di visita al proprio congiunto ed evitare così le scandalose file che tutti possiamo vedere transitando la mattina davanti al carcere napoletano.
Che fine ha fatto questo progetto?
Ma poi c’è l’emergenza delle emergenze, tanto spesso sottaciuta, quella sanitaria che nei mesi estivi diventa ancora più critica per le ferie sacrosante di medici e infermieri che non vengono sostituiti, lasciando i detenuti senza cure e sottoponendo a turni massacranti gli operatori sanitari che restano in servizio.
Nel mese di agosto a Poggioreale vengono a mancare o ad essere sottodimensionate figure sanitarie essenziali come il cardiologo e lo psichiatra. Se pensiamo che il 15% dei detenuti italiani ha patologie psichiatriche ci rendiamo conto come sia fondamentale avere un presidio efficiente all’interno di un carcere. D’altra parte basta leggere le recenti cronache per vedere come sia aumentato il numero di reati connessi a questa patologia.
Perché l’Asl Napoli 1 non interviene?
Il carcere è diventato un contenitore e un generatore di povertà. Penso a quei detenuti, non solo stranieri, privi di tutto, anche del conforto di una parola amica e del sapone per lavarsi. Tra questi c’è un algerino che se avesse avuto la liberazione anticipata prevista dall’ordinamento penitenziario, 45 giorni ogni semestre, sarebbe già fuori.
Non si tratta di un provvedimento concesso discrezionalmente, ma di un diritto acquisito che viene negato. Giorni di villeggiatura regalati dallo Stato che costeranno alla Pubblica amministrazione 116 euro al giorno. Basterebbe un intervento efficiente e tempestivo per far risparmiare soldi e inutile sofferenza aggiuntiva. Ma chi non può permettersi di pagare un avvocato per seguire le sue vicende giudiziarie non può far altro che rassegnarsi ed aspettare gli eventi.
L’Europa è diventata la voce della nostra coscienza e ci impone di fare qualcosa, almeno per evitare di pagare le ulteriori sanzioni economiche previste. L’emergenza carceri potrà trovare una via d’uscita solo quando si cambieranno quelle leggi che riempiono le galere di tossicodipendenti, di persone in attesa di giudizio, di stranieri, e quando verranno ampliati gli organici dei tribunali, del personale carcerario e sanitario.
I politici dovrebbero perciò impegnarsi a disegnare riforme che parlino di depenalizzazione, decarcerizzazione, misure alternative, ma anche di misure di clemenza (auspicate anche dal ministro Cancellieri) che non devono essere considerate più un tabù. Vanno anche bene le visite di Ferragosto, ma servono fatti concreti affinché non diventino semplici passerelle. Altrimenti l’appuntamento sarà alla prossima estate nel “Grand Hotel Poggioreale”, l’unico albergo che fa overbooking ma che alla fine accoglie tutti e non manda via nessuno.
di Antonio Mattone
E poi, come dicono a Poggioreale, «cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia». Cioè finché non si ridurrà sostanzialmente e stabilmente il numero di detenuti, il carcere napoletano resterà in una situazione emergenziale. Alcuni anni fa era stata formulata una proposta per realizzare un call center per prenotare l’orario di visita al proprio congiunto ed evitare così le scandalose file che tutti possiamo vedere transitando la mattina davanti al carcere napoletano.
Che fine ha fatto questo progetto?
Ma poi c’è l’emergenza delle emergenze, tanto spesso sottaciuta, quella sanitaria che nei mesi estivi diventa ancora più critica per le ferie sacrosante di medici e infermieri che non vengono sostituiti, lasciando i detenuti senza cure e sottoponendo a turni massacranti gli operatori sanitari che restano in servizio.
Nel mese di agosto a Poggioreale vengono a mancare o ad essere sottodimensionate figure sanitarie essenziali come il cardiologo e lo psichiatra. Se pensiamo che il 15% dei detenuti italiani ha patologie psichiatriche ci rendiamo conto come sia fondamentale avere un presidio efficiente all’interno di un carcere. D’altra parte basta leggere le recenti cronache per vedere come sia aumentato il numero di reati connessi a questa patologia.
Perché l’Asl Napoli 1 non interviene?
Il carcere è diventato un contenitore e un generatore di povertà. Penso a quei detenuti, non solo stranieri, privi di tutto, anche del conforto di una parola amica e del sapone per lavarsi. Tra questi c’è un algerino che se avesse avuto la liberazione anticipata prevista dall’ordinamento penitenziario, 45 giorni ogni semestre, sarebbe già fuori.
Non si tratta di un provvedimento concesso discrezionalmente, ma di un diritto acquisito che viene negato. Giorni di villeggiatura regalati dallo Stato che costeranno alla Pubblica amministrazione 116 euro al giorno. Basterebbe un intervento efficiente e tempestivo per far risparmiare soldi e inutile sofferenza aggiuntiva. Ma chi non può permettersi di pagare un avvocato per seguire le sue vicende giudiziarie non può far altro che rassegnarsi ed aspettare gli eventi.
L’Europa è diventata la voce della nostra coscienza e ci impone di fare qualcosa, almeno per evitare di pagare le ulteriori sanzioni economiche previste. L’emergenza carceri potrà trovare una via d’uscita solo quando si cambieranno quelle leggi che riempiono le galere di tossicodipendenti, di persone in attesa di giudizio, di stranieri, e quando verranno ampliati gli organici dei tribunali, del personale carcerario e sanitario.
I politici dovrebbero perciò impegnarsi a disegnare riforme che parlino di depenalizzazione, decarcerizzazione, misure alternative, ma anche di misure di clemenza (auspicate anche dal ministro Cancellieri) che non devono essere considerate più un tabù. Vanno anche bene le visite di Ferragosto, ma servono fatti concreti affinché non diventino semplici passerelle. Altrimenti l’appuntamento sarà alla prossima estate nel “Grand Hotel Poggioreale”, l’unico albergo che fa overbooking ma che alla fine accoglie tutti e non manda via nessuno.
di Antonio Mattone
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