Polis Blog
L’organizzazione per i diritti umani, Amnesty International, denuncia il rischio di centinaia di condanne a morte in Libia. Membri dell’esercito e sostenitori dell’ex capo di Stato, il colonnello Muammar al-Gheddafi (linciato nel 2011 durante la guerra civile), potrebbero incorrere nella pena capitale.
I prodromi di una tale ipotesi, secondo Amnesty, starebbero in alcuni fatti che si sono succeduti in Libia nell’ultimo periodo. Innanzitutto l’ex Ministro dell’Istruzione, Ahmad Ibrahim, lo scorso 31 luglio, è stato condannato a morte dalla Corte d’appello insieme ad altre 5 persone. Ibrahim è stato accusato di incitamento alla discordia e alla guerra civile. Questa è l’ultima di una serie di sentenze che fanno presagire, nei prossimi mesi, esecuzioni di massa nei confronti dei lealisti di Gheddafi o di semplici simpatizzanti della Rivoluzione Verde.
Il direttore per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International, Philip Luther, si è così espresso su quanto sta accadendo nel Paese magrebino:
Mentre le vittime di crimini di guerra e di violazioni dei diritti umani hanno il diritto di avere giustizia, allo stesso tempo la giustizia non deve trasformarsi in vendetta. I processi ai lealisti sono un banco di prova per il sistema giudiziario della Libia
Inoltre ha così commentato la sentenza riguardante l’ex Ministro Ibrahim:
La pena di morte è l’estrema negazione dei diritti umani e non può mai essere giustificata, indipendentemente dal reato e dall’autore del reato. Questa sentenza è una sconfitta per i diritti umani in Libia e compromette le conquiste della società civile libica dopo la fine del regime di Gheddafi
Tra i lealisti di Gheddafi , in attesa di processo, c’è anche suo figlio: Saif al-Islam. La Libia ha rifiutato di estradarlo a L’Aia, dove la Corte Penale Internazionale vuole processarlo per presunti crimini contro l’umanità. L’avvocato difensore del figlio del colonnello, John Jones, ha descritto il processo, in cui è coinvolto il suo assistito, come una farsa. La difesa, secondo il legale, non riuscirebbe ad avere eventuali testimoni perché troppo spaventati per presentarsi in tribunale. Salvo clamorosi colpi di scena, l’imputato, sarà condannato a morte.
Infine ricordiamo che, lo scorso 5 giugno, il tribunale di Misurata ha condannato alla pena capitale cinque soldati per aver aperto il fuoco sulla folla nel 2011. Altre 5 condanne omologhe sono state comminate dal tribunale di Bengasi.
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