Sono ormai 2,7 milioni i minori americani con almeno un genitore in carcere, un problema che riguarda più del 10% dei piccoli afroamericani. L'amministrazione Obama promette di riformare la giustizia, ma intanto migliaia di bambini l'anno sono collocati fuori dalla loro famiglia di origine
Un'emergenza sociale che rischia di esplodere con conseguenze devastanti, tanto da spingere il ministro della Giustizia Usa Eric Holder a chiedere un'immediata riforma della giustizia penale.
Stiamo parlando dell'emergenza "genitori in carcere", o meglio dei milioni di bambini americani che hanno il padre o la madre (o entrambi i genitori) dietro le sbarre.
Si calcola infatti che mentre la maggioranza dei detenuti statunitensi ha figli con meno di 18 anni, addirittura due terzi di questi genitori incarcerati non abbiano commesso crimini di sangue.
I numeri relativi ai bambini sono ancora più impressionanti: negli Usa circa 2,7 milioni di minori (1 su 28) hanno almeno un genitore in carcere, un dato che sale a un bambino su 9 tra gli afroamericani; solo 25 anni erano 1 su 125 in generale e 1 su 36 tra i neri. Le conseguenze sono facilmente immaginabili: almeno 14mila figli di detenuti ogni anno vengono affidati a famiglie diverse dalla loro, mentre un numero imprecisato di figli di detenuti varca a sua volta la soglia degli istituti di pena minorili. Il dramma è ormai talmente diffuso che anche i produttori di una celebre serie animata per bambini, "Sesame Street" (che va in onda anche da noi con il nome del protagonista, Elmo) ha introdotto il personaggio di Alex, un pupazzo il cui padre è in carcere.
Ma non è finita. Le recenti norme varate dal sistema giudiziario americano rendono molto difficili mantenere i rapporti tra genitori detenuti e figli, perché molti detenuti vengono sistematicamente inviati in penitenziari molto lontani dal luogo di residenza. E se la condanna è pesante, il genitore perde per sempre la patria potestà.
Non va meglio per i figli rimasti a casa: la mancanza delle figure genitoriali si ripercuote sul comportamento e rendimento scolastico; i bambini spesso subiscono atti di bullismo o sono isolati dai compagni, tanto che molti nascondono la verità; altri invece si abbandonano a comportamenti antisociali o violenti, il che alimenta quella che il procuratore ha definito "la corsia scuola-carcere".
Anche una volta usciti di prigione, i genitori si trovano spesso in difficoltà, perché esclusi in molti Stati dall'assegnazione di case popolari, buoni pasto, sussidi e finanziamenti per far studiare i figli. In alcun Stati gli ex detenuti non possono neppure aprire un'attività commerciale, visto che per ottenere alcune licenze serve la fedina penale pulita.
Che fare, dunque? Holder ha lanciato alcune proposte, soprattutto relative alla depenalizzazione di reati connessi con il consumo di droga, che sono state accolte positivamente dalle associazioni più attive nel settore della protezione dei minori figli di detenuti (come per esempio laAnnie E Casey Foundation di Baltimora e Foreverfamily di Atlanta), ma molta strada resta ancora da fare. "La guerra alla droga condotta a colpi di carcerazioni di massa ha fallito", ha scritto sul Guardian Leo Owens, docente di Scienze Politiche alla Emory University, "danneggiando soprattutto i più deboli, i bambini, e distruggendo famiglie e comunità".
di Gabriella Meroni
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