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Il nuovo allarme terrorismo lanciato dagli Usa, che si concentra principalmente nello Yemen, mette a rischio la realizzazione del nuovo tentativo dell'amministrazione Obama di procedere verso la chiusura di Guantánamo.
Oltre la metà dei prigionieri ancora detenuti nel carcere realizzato nella base militare americana a Cuba, infatti, sono yemeniti ed un loro eventuale trasferimento è quindi cruciale per raggiungere l'obiettivo, promesso ormai da molto tempo da Barack Obama, di smantellare il campo.
"Visto che ora è riconosciuto che la cellula di al Qaeda che ha la base nello Yemen sta complottando contro di noi, non vedo come il presidente possa onestamente dire che qualsiasi detenuto debba essere trasferito nello Yemen", ha detto Saxby Chambliss, capogruppo repubblicano della commissione intelligence del Senato.
"Mandarli nel paese dove al qaeda e suoi affiliati operano e continuano ad attaccare i nostri interessi non è la soluzione", ha aggiunto in una dichiarazione. A far riaprire la polemica internazionale, ma anche interna, su Guantánamo, dopo il fallimento del primo tentativo dell'amministrazione Obama di mantenere la promessa fatta agli elettori americani e, soprattutto, al mondo, è stato lo sciopero della fame che ormai da mesi i detenuti portano avanti per attirare l'attenzione sulle condizioni di detenzione. E sul fatto che rimangono in prigione da anni, alcuni oltre 10, senza alcuna formale incriminazione e senza nessuna prospettiva dell'avvio di un processo formale.
Così Obama si era assunto l'impegno di ricominciare a cercare di rimpatriare i detenuti per i quali era stato dato l'ok al trasferimento. Ed è stata riconvocata la commissione del Pentagono che dovrà rivedere i file dei circa 70 detenuti ai quali non è ancora stato dato l'ok per il trasferimento. Nei giorni scorsi è stato notificato al Congresso che si intende rimpatriare, a seguito di accordi con il governo locale, due detenuti algerini. Ma con l'allarme terrorismo in corso, appare quanto mai improbabile che Washington possa procedere con i negoziati per il rimpatrio dei detenuti yemeniti, che sono la maggioranza degli 86 per i quali la commissione ha già dato il via libera.
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