Navi Pillay, a capo del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc) ha espresso le sue preoccupazioni in conclusione di una visita ufficiale nel Paese. Il governo ha concesso alla Pillay di muoversi liberamente sul territorio, ma sacerdoti e attivisti le hanno riferito delle minacce continue che ricevono. L’incontro con alcuni familiari di persone "scomparse nel nulla".
Colombo - "Lo Sri Lanka sta diventando uno Stato autoritario": ad affermarlo è Navi Pillay, Alto commissario per i Diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc), al termine di una visita ufficiale nel Paese asiatico durata una settimana. Durante una conferenza tenuta il 30 agosto scorso, la politica di origine srilankese ha rivelato che il governo le ha concesso di farle visitare alcune zone del Paese, come lei stessa aveva invece annunciato di voler fare.
"Sono profondamente preoccupata - ha spiegato - per lo Sri Lanka, che nonostante le opportunità avute dalla fine della guerra per costruire uno Stato nuovo, vibrante e aperto a tutti dà segnali di dirigersi verso un crescente autoritarismo". Oltretutto, ha aggiunto, "anche la libertà d'espressione è a rischio, e molti giornalisti mi hanno raccontato di autocensurarsi per timore di ritorsioni".
L'Alto commissario Onu si è poi definita "molto disturbata dalle notizie di intimidazioni contro attivisti e sacerdoti" incontrati durante la sua visita. Parlando della ricostruzione di alcune zone nel nordest del Paese - le aree più colpite dalla guerra civile - la Pillay ha precisato che "la sola ricostruzione fisica non porterà riconciliazione, dignità o pace duratura".
Nella serata del 30 agosto l'Alto commissario ha partecipato a una commemorazione per le persone scomparse dal conflitto a oggi, di cui si sono perse le tracce, incontrando oltre 500 familiari (v. foto). Alle persone intervenute la Pillay ha detto: "Il dolore e l'angoscia di famiglie come voi non sono paragonabili a quelle di nessun altro. [...] Gli anni passati in attesa di riunirsi con i propri cari, o di sapere a che destino sono andati incontro, è un'agonia che tormenta giorno dopo giorno e non ha fine".
"Sono profondamente preoccupata - ha spiegato - per lo Sri Lanka, che nonostante le opportunità avute dalla fine della guerra per costruire uno Stato nuovo, vibrante e aperto a tutti dà segnali di dirigersi verso un crescente autoritarismo". Oltretutto, ha aggiunto, "anche la libertà d'espressione è a rischio, e molti giornalisti mi hanno raccontato di autocensurarsi per timore di ritorsioni".
L'Alto commissario Onu si è poi definita "molto disturbata dalle notizie di intimidazioni contro attivisti e sacerdoti" incontrati durante la sua visita. Parlando della ricostruzione di alcune zone nel nordest del Paese - le aree più colpite dalla guerra civile - la Pillay ha precisato che "la sola ricostruzione fisica non porterà riconciliazione, dignità o pace duratura".
Nella serata del 30 agosto l'Alto commissario ha partecipato a una commemorazione per le persone scomparse dal conflitto a oggi, di cui si sono perse le tracce, incontrando oltre 500 familiari (v. foto). Alle persone intervenute la Pillay ha detto: "Il dolore e l'angoscia di famiglie come voi non sono paragonabili a quelle di nessun altro. [...] Gli anni passati in attesa di riunirsi con i propri cari, o di sapere a che destino sono andati incontro, è un'agonia che tormenta giorno dopo giorno e non ha fine".
di Melani Manel Perera
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