Corriere della Sera - Amnesty International
Le violazioni dei diritti umani in Bahrein non cessano.
Khalil al-Marzouq, ex presidente della Commissione per le questioni giuridiche e legislative del parlamento e vicesegretario generale di al-Wefaq, un gruppo politico di opposizione registrato ufficialmente, è stato arrestato il 17 settembre.
L’accusa è di “incitamento alla violenza”. Il 6 settembre al-Marzouq ha fatto un comizio nel villaggio di Saar, alla presenza di 6000 persone. Mentre parlava, un uomo dal volto coperto si è avvicinato al palco consegnandogli una bandiera col simbolo del Movimento 14 febbraio, una rete di gruppi giovanili nata nel 2011 e che chiede la fine della monarchia. Alcuni membri del Movimento 14 febbraio sono sotto processo, accusati di atti di violenza. Al-Marzouq ha preso la bandiera, l’ha posata in un angolo e ha proseguito il comizio.
Amnesty International ha visionato il filmato del comizio: parole dure, molto critiche verso la monarchia, colpevole di gravi violazioni dei diritti umani negli ultimi due anni, ma prive di qualsiasi istigazione alla violenza.
Al-Marzouq resterà in carcere fino al 17 ottobre, in attesa delle conclusioni dell’inchiesta. Se giudicato colpevole, grazie ai nuovi decreti entrati in vigore ad agosto, rischia una pena pesantissima e la revoca della cittadinanza.
Alla faccia del Dialogo nazionale, il nuovo mantra che le autorità del Bahrein ripetono ossessivamente per far credere ai distratti alleati di Londra e Washington che tutto va bene e in nome del quale hanno persino annullato la visita del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura.
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