Il papa è arrivato il 10 settembre al centro Astalli, la struttura romana dei gesuiti per l'accoglienza dei rifugiati, nel cuore di Roma.
Alcune centinaia di persone si erano già radunate nell'adiacente piazza del Gesù in attesa del pontefice.
SENZA SCORTA. Bergoglio è giunto con la consueta focus blu che usa nei suoi spostamenti, a bordo della quale c'era come personale 'scorta' il capo della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani.
Francesco è stato accolto dal cardinale vicario, Agostino Vallini e dal direttore del centro padre Giovanni La Manna. Prima di entrare nella mensa il pontefice è rimasto per alcuni minuti a salutare i rifugiati ospiti della struttura in attesa all'ingresso. Sempre alle porte dell'Astalli il papa ha poi fatto un gesto di saluto verso la folla dei fedeli che lo hanno applaudito ed acclamato a gran voce.
All'ingresso della mensa il primo gesto di Francesco è stato di avvicinarsi a una donna incinta dando la benedizione a lei e al bimbo che portava in grembo, poi si è intrattenuto con alcuni rifugiati, in gran parte africani. Il pontefice he quindi dichiarato: «Grazie perché difendete la vostra dignità ma anche la nostra dignità umana».
«NON DOBBIAMO TEMERE LE DIFFERENZE, SONO UN DONO». Al papa non importa se «molti di voi sono musulmani o di altre religioni; venite da vari Paesi, da situazioni diverse. Non dobbiamo avere paura delle differenze». «La fraternità ci fa scoprire che le diversità una ricchezza, un dono per tutti. Viviamo la fraternità» ha continuato Bergoglio.
«LA CHIESA AIUTI I RIFUGIATI NON SOLO MATERIALMENTE». Nella sua visita il pontefice ha programmato di recarsi l'attigua chiesa del Gesù per l'incontro con le altre centinaia di profughi ospiti della struttura e con il personale. Il santuario è un luogo fortemente simbolico e significativo, perché lì si trova la tomba di padre Pedro Arrupe, fondatore del Servizio dei gesuiti per i rifugiati. Il papa ha poi lanciato un messaggio chiaro a tutta la chiesa, in piena continuità con la missione dell'ordine da cui anche Bergoglio proviene, ovvero quello di stare vicini ai bisognosi ed impegnarsi nell'educazione: «Non basta dare un panino, ma bisogna accompagnare queste persone».
«APRIAMO I CONVENTI CHIUSI PER I FIGLI DI DIO». Sempre sull'argomento il pontefice ha riflettuto che «cosa servono alla Chiesa i conventi chiusi? I conventi dovrebbero servire alla carne di Cristo e i rifugiati sono la carne di Cristo».
CONTINUITÀ CON LAMPEDUSA. L'arrivo del papa al centro Astalli ha rappresentato un nuovo momento di vicinanza di Francesco al mondo dell'immigrazione, dopo la visita a Lampedusa dell'8 luglio scorso. Il Pontefice ha poi lanciato un invito alla capitale a essere più accogliente nei confronti dei rifugiati: «Roma! Dopo Lampedusa e gli altri luoghi di arrivo, per molte persone la nostra città è la seconda tappa. Spesso un viaggio difficile, estenuante, anche violento quello che si è affrontato», ha aggiunto il papa pensando «soprattutto alle donne, alle mamme, che sopportano questo pur di assicurare un futuro ai loro figli e una speranza di vita diversa per se stesse e per la famiglia. Roma dovrebbe essere la città che permette di ritrovare una dimensione umana, di ricominciare a sorridere. Quante volte, invece, qui, come in altre parti, tante persone che portano scritto 'protezione internazionale' sul loro permesso di soggiorno, sono costrette a vivere in situazioni disagiate, a volte degradanti, senza la possibilità di iniziare una vitadignitosa, di pensare a un nuovo futuro».
«Grazie per le vostre testimonianze forti, sofferte. Ognuno di voi, cari amici, porta una storia di vita che ci parla di drammidi guerre, di conflitti, spesso legati alle politiche internazionali» ha concluso Bergoglio.
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