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martedì 17 settembre 2013

Giustizia: innocenti finiti in cella per sbaglio... più di mille l'anno ottengono il risarcimento

Il Tempo
Mettete da parte per un attimo il "fattore B". Dimenticate i guai di Silvio e concentratevi sul problema vero della giustizia, che riguarda tutti noi, cittadini del Belpaese e potenziali vittime di un "errore" che può trascinarci in un'aula di tribunale e poi dietro le sbarre di una cella.

Dal 1989, con l'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, a oggi, circa 25 mila italiani (e non) sono stati incarcerati ingiustamente. Per rimborsarli lo Stato ha pagato 550 milioni di euro. Se aggiungiamo altri 30 milioni di risarcimento per errori giudiziari, arriviamo a quasi 600 milioni. Cento abbondanti in più di quanto stanziato giorni fa dal Governo con il "decreto del Fare" per rendere più sicuri i 43mila plessi scolastici italiani e costruirne di nuovi.

Non solo. Bisogna aggiungere le persone alle quali la richiesta di riparazione è stata negata, a volte per un cavillo. Eurispes e Unione Camere Penali parlano di una media di 2.500 domande all'anno di risarcimento per ingiusta detenzione e sottolineano che appena un terzo (800) sono state accolte. Quindi possiamo stimare che da 25.000 casi si arrivi a circa 50.000. Immaginate lo stadio Olimpico: gli innocenti finiti dietro le sbarre ne riempirebbero oltre la metà.

Ma non è un fenomeno degli ultimi 22 anni. Accadeva anche prima e non c'era la legge sulla riparazione di ingiuste carcerazioni (galera preventiva) ed errori giudiziari (sentenza sbagliata). Per il Censis durante la storia repubblicana quattro milioni di persone sono state coinvolte in inchieste e sono risultate innocenti. E i giudici raramente hanno pagato.

Dall'entrata in vigore della legge Vassalli (1988), che regolamenta la loro responsabilità civile, le cause contro le toghe sono state 406. Solo 4 concluse con una condanna, meno di una su 100. Le vittime sono sconosciuti e vip, uomini politici e tutori dell'ordine, medici e impiegati, liberi professionisti e, naturalmente, anche magistrati.

Vi racconteremo le loro storie, le sofferenze patite, dalla perdita del lavoro a quella dell'immagine, nel caso di personaggi pubblici. Dopo, a poco servono le smentite e le rettifiche. E perfino i risarcimenti. Perché non è solo una questione di denaro. Quello che resta delle loro esistenze, famiglie, rapporti di amicizia e professionali sono macerie, rovine sulle quali è difficile, a volte impossibile, ricostruire. Vite bruciate. Per uno sbaglio.
[segue]

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