Nablus-Ma’an. Fuad al-Khafash, direttore del centro al-Ahrar per gli studi sui detenuti e i diritti umani, ha rivelato che 210 bambini palestinesi sono rinchiusi, in condizioni disumane, nelle carceri israeliane.
In un suo rapporto, al-Khafash riferisce che circa 210 bambini palestinesi sono rinchiusi nelle carceri israeliane attualmente. Nel dettaglio, egli spiega che “all’inizio del 2013, a gennaio, 223 bambini palestinesi si trovavano nelle carceri israeliane. A febbraio e marzo, il loro numero è salito a 238. Mentre ad aprile era 236, 223 bambini a maggio, 193 a giugno e 195 a luglio. Per risalire ancora a 210 nel mese di agosto”.
L’attivista palestinese ha anche condannato “i crimini israeliani commessi contro i bambini palestinesi nelle prigioni, sia per quanto riguarda i metodi di detenzione che per le condanne inflitte”.
Al-Khafash ha esortato le agenzie dell’Onu, i centri di protezione dell’infanzia e il Consiglio di Sicurezza ad assumersi le loro responsabilità morali e legali verso i bambini palestinesi “sottoposti alle incessanti violazioni israeliane, che non accennano ad arrestarsi, anzi, si intensificano giorno dopo giorno, senza che nessuno sottoponga l’occupazione a qualsiasi tipo di processo per i crimini commessi”.
L’attivista ha quindi citato l’ultima violazione commessa da Israele nei confronti dei bambini palestinesi. Si è trattato della condanna ad un anno e mezzo di carcere, inflitta a due bambini di 14 anni, Mohammad e Ayman Abbasi.
Ha anche sottolineato che il crimine israeliano -la cui notizia ha fatto il giro dei media di tutto il mondo- dell’arresto di un bambino palestinese, prelevato dalla sua casa dopo la mezzanotte, nonostante supplicasse le forze israeliane di permettergli di poter dare i suoi esami scolastici, “avrebbe dovuto portare i leader israeliani direttamente nei tribunali internazionali, se ci fosse stato qualcuno che se ne occupi”.
Al-Khafash ha quindi criticato l’inettitudine delle istituzioni dell’Autorità palestinese (Anp) nel registrare e documentare le violazioni contro i bambini palestinesi, e di conseguenza punire i responsabili. Ha anche deplorato la negligenza delle istituzioni dell’infanzia in Palestina e nel mondo, che “dovrebbero assolvere i propri compiti, anziché limitarsi alle condanne e le denunce”.
“Se uno solo di questi crimini dell’occupazione fosse stato commesso in qualsiasi parte del mondo, ciò avrebbe suscitato un polverone. Tuttavia, quando le vittime sono palestinesi e il colpevole è Israele, il mondo diventa cieco e sordo e tace sui diritti dei palestinesi, pur sapendo che essi vengono detenuti in condizioni disumane”, ha concluso l’attivista palestinese.
L’attivista palestinese ha anche condannato “i crimini israeliani commessi contro i bambini palestinesi nelle prigioni, sia per quanto riguarda i metodi di detenzione che per le condanne inflitte”.
Al-Khafash ha esortato le agenzie dell’Onu, i centri di protezione dell’infanzia e il Consiglio di Sicurezza ad assumersi le loro responsabilità morali e legali verso i bambini palestinesi “sottoposti alle incessanti violazioni israeliane, che non accennano ad arrestarsi, anzi, si intensificano giorno dopo giorno, senza che nessuno sottoponga l’occupazione a qualsiasi tipo di processo per i crimini commessi”.
L’attivista ha quindi citato l’ultima violazione commessa da Israele nei confronti dei bambini palestinesi. Si è trattato della condanna ad un anno e mezzo di carcere, inflitta a due bambini di 14 anni, Mohammad e Ayman Abbasi.
Ha anche sottolineato che il crimine israeliano -la cui notizia ha fatto il giro dei media di tutto il mondo- dell’arresto di un bambino palestinese, prelevato dalla sua casa dopo la mezzanotte, nonostante supplicasse le forze israeliane di permettergli di poter dare i suoi esami scolastici, “avrebbe dovuto portare i leader israeliani direttamente nei tribunali internazionali, se ci fosse stato qualcuno che se ne occupi”.
Al-Khafash ha quindi criticato l’inettitudine delle istituzioni dell’Autorità palestinese (Anp) nel registrare e documentare le violazioni contro i bambini palestinesi, e di conseguenza punire i responsabili. Ha anche deplorato la negligenza delle istituzioni dell’infanzia in Palestina e nel mondo, che “dovrebbero assolvere i propri compiti, anziché limitarsi alle condanne e le denunce”.
“Se uno solo di questi crimini dell’occupazione fosse stato commesso in qualsiasi parte del mondo, ciò avrebbe suscitato un polverone. Tuttavia, quando le vittime sono palestinesi e il colpevole è Israele, il mondo diventa cieco e sordo e tace sui diritti dei palestinesi, pur sapendo che essi vengono detenuti in condizioni disumane”, ha concluso l’attivista palestinese.
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