Il governo di Yahya Jammeh ha annunciato ieri l’uscita della Repubblica del Gambia dal Commonwealth, con effetto immediato. Nel 1965, dopo l’indipendenza dall’impero britannico, il Paese dell’Africa occidentale era entrato a far parte dell’organizzazione internazionale del Commonwealth delle nazioni, che conta al suo interno 54 Stati membri (ora 53), Regno Unito incluso.
Non sono state fornite grandi motivazioni dell’uscita, se non quella di aver deciso di «non essere membro di un’istituzione neo-coloniale». Ultimamente, i rapporti tra Banjul e Londra non erano dei migliori, soprattutto in relazione agli standard di democrazia e di salvaguardia dei diritti umani, non rispettati dal Presidente Jammeh, secondo quanto riportano le ONG e i ministeri esteri europei. Dal 2011 Londra ha interrotto gli aiuti bilaterali, mentre continuano ad arrivare i fondi dei progetti economici multilaterali, come quelli dall’European Development Fund dell’Unione Europea.
Detenzioni illegali, esecuzioni di prigionieri, chiusura di giornali e stazioni radio e discriminazioni di minoranze sono alla base della denuncia da parte delle istituzioni europee, del governo britannico e di Amnesty International. Inoltre, nel 2012 il governo del Gambia aveva rifiutato la predisposizione sul territorio di una Commissione del Commonwealth per la salvaguardia dei diritti umani, libertà di stampa e corruzione.
Presidente del Gambia Yahya Jammeh, in carica dal 1994 (Fonte: www.dailymail.co.uk)
Yahya Jammeh ottenne il potere attraverso un colpo di Stato nel 1994, ma fu poi rieletto più volte. Tuttavia, le sue posizioni hanno sempre provocato tensioni nei rapporti con l’Occidente. Di recente, l’Unione Europea ha chiesto al Gambia di apportare riforme per democraticizzare il paese, tra cui l’abolizione della pena di morte e l’introduzione di garanzie per la libertà di stampa, ma il Presidente ha sempre rifiutato di sottostare alle pressioni esterne.
Forti le sue posizioni sull’omosessualità, una «minaccia all’esistenza umana», come ha dichiarato in un suo discorso all’ONU, e ha rifiutato aiuti internazionali in cambio di un’apertura ai diritti della comunità omosessuale del paese.
di Leonardo Sartori
Detenzioni illegali, esecuzioni di prigionieri, chiusura di giornali e stazioni radio e discriminazioni di minoranze sono alla base della denuncia da parte delle istituzioni europee, del governo britannico e di Amnesty International. Inoltre, nel 2012 il governo del Gambia aveva rifiutato la predisposizione sul territorio di una Commissione del Commonwealth per la salvaguardia dei diritti umani, libertà di stampa e corruzione.
Presidente del Gambia Yahya Jammeh, in carica dal 1994 (Fonte: www.dailymail.co.uk)
Yahya Jammeh ottenne il potere attraverso un colpo di Stato nel 1994, ma fu poi rieletto più volte. Tuttavia, le sue posizioni hanno sempre provocato tensioni nei rapporti con l’Occidente. Di recente, l’Unione Europea ha chiesto al Gambia di apportare riforme per democraticizzare il paese, tra cui l’abolizione della pena di morte e l’introduzione di garanzie per la libertà di stampa, ma il Presidente ha sempre rifiutato di sottostare alle pressioni esterne.
Forti le sue posizioni sull’omosessualità, una «minaccia all’esistenza umana», come ha dichiarato in un suo discorso all’ONU, e ha rifiutato aiuti internazionali in cambio di un’apertura ai diritti della comunità omosessuale del paese.
di Leonardo Sartori
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.