La Repubblica
Un ispettore dell'organizzazione per la proibizione delle armi chimiche ha annunciato la conclusione della seconda fase del programma di disarmo. Il prossimo passo è la distruzione delle armi e delle scorte esistenti
TUTTI gli strumenti per la produzione di armi chimiche in Siria sono stati distrutti. Lo ha anticipato alla Reuters un ispettore dell'Opac, l'organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. Si conclude così la seconda fase del programma di disarmo della Siria, voluto dal Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il prossimo passo è la distruzione di tutte le armi e le scorte esistenti. Secondo le stime, Damasco possiede circa mille tonnellate di agenti chimici e armi, tra cui gas mostarda e sarin.
Gli ispettori dell'organizzazione premio Nobel per la Pace, in queste settimane hanno ispezionato 21 dei 23 siti nel Paese. Gli ultimi due erano troppo pericolosi da visitare, ma il loro equipaggiamento, da quanto si apprende, era già stato trasferito in altri siti controllati. La distruzione riguarda gli equipaggiamenti per la produzione di armi chimiche e per il riempimento di munizioni con gas velenosi. L'Opac aveva fissato al primo novembre la scadenza per la distruzione delle strutture di produzione delle sostanze nocive.
Lo smantellamento dell'arsenale chimico siriano si è sviluppata sin qui in due fasi. La prima è consistita nella consegna dell'inventario da parte degli uomini di Bashar Al-Assad. A questa ne è seguita una seconda, iniziata i primi di ottobre, di "verifica, distruzione e disattivazione". Un'operazione senza precedenti, dato che lo smantellamento è avvenuto nel bel mezzo di una guerra civile e che l'arsenale distrutto era uno dei più importanti del Medio Oriente.
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