Mentre i Tamil cercano lentamente e con cautela di rivendicare maggior benessere, autonomia ma anche giustizia, ieri il vescovo della diocesi settentrionale di Mannar ha chiesto nuovamente al governo di far conoscere la sorte di 140.000 Tamil scomparsi nelle fasi finali del conflitto.
Monsignor Rayappu Joseph ha anche esortato le autorità a preoccuparsi maggiormente delle necessità della minoranza, di origine indiana e fede soprattutto induista e non negare ad essa benessere e giustizia.
Nell’omelia domenicale nella cattedrale, monsignor Joseph ha negato ancora una volta l’accusa più volte contestatagli dalle autorità negli anni del conflitto, di essere stato un sostenitore dell’indipendenza delle regioni del Nord e Dell’Est del paese abitate in maggioranza dalla minoranza di origine indiana e di fede induista. Il vescovo ha invece ribadito di essersi spesso opposto alle violenze commesse dai ribelli nella loro lotta trentennale terminata nel maggio 2009 con la disfatta militare delle Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte).
“Quando l’Ltte iniziò la sua lotta erano nel giusto, ma poi presero le armi come ultima risorsa quando vennero repressi tentativi politici di riconoscere i diritti dei Tamil. Io non giustifico la violenza, la condanno e non accetto ciò che le Tigri fecero usando le armi e uccidendo altri”.
Mons. Joseph ha anche espresso la speranza che la vittoria dell’Alleanza nazionale tamil e nelle prime elezioni locali svoltesi nella provincia del Nord il 21 settembre potrà servire ad affrontare le necessità dei Tamil in accordo con le autorità centrali. Tuttavia, ha anche sottolineato che occorrono emendamenti costituzionali che vadano incontro alle esigenze dei Tamil, coinvolgendo a questo fine anche l’India o altri paesi.
Nell’omelia domenicale nella cattedrale, monsignor Joseph ha negato ancora una volta l’accusa più volte contestatagli dalle autorità negli anni del conflitto, di essere stato un sostenitore dell’indipendenza delle regioni del Nord e Dell’Est del paese abitate in maggioranza dalla minoranza di origine indiana e di fede induista. Il vescovo ha invece ribadito di essersi spesso opposto alle violenze commesse dai ribelli nella loro lotta trentennale terminata nel maggio 2009 con la disfatta militare delle Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte).
“Quando l’Ltte iniziò la sua lotta erano nel giusto, ma poi presero le armi come ultima risorsa quando vennero repressi tentativi politici di riconoscere i diritti dei Tamil. Io non giustifico la violenza, la condanno e non accetto ciò che le Tigri fecero usando le armi e uccidendo altri”.
Mons. Joseph ha anche espresso la speranza che la vittoria dell’Alleanza nazionale tamil e nelle prime elezioni locali svoltesi nella provincia del Nord il 21 settembre potrà servire ad affrontare le necessità dei Tamil in accordo con le autorità centrali. Tuttavia, ha anche sottolineato che occorrono emendamenti costituzionali che vadano incontro alle esigenze dei Tamil, coinvolgendo a questo fine anche l’India o altri paesi.
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