Negli Stati Uniti sono decine di migliaia i reclusi con malattie e disabilità mentali. Una situazione critica dal punto di vista sociale, ma anche economico. Visto che trattare i malati di mente dietro le sbarre non è certo una soluzione a buon mercato.
Ma costa ai contribuenti americani circa 9 miliardi di dollari l'anno, secondo il National Alliance on Mental Illness. Non certo pochi in epoca di shutdown. Persone con disordini celebrali che vanno dalla depressione, alla schizofrenia fino ai disturbi di personalità borderline e antisociale, caratterizzati da improvvisi cambiamenti di umore.
E in Italia la situazione non è certo migliore. Un detenuto su tre soffre di disturbi mentali. Ovvero sul totale della popolazione carceraria (circa 70mila persone) sono 20mila quelli che convivono con una patologia psichica. E il problema andrà a peggiorare con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) nel 2014. Che rischia di acuire il problema del sovraffollamento, già ora a livelli record. Se non si interverrà con misure appropriate una parte dei detenuti degli Opg, infatti, tornerà dietro le sbarre. Compromettendo qualsiasi possibilità di recupero. Visto che gli stessi psichiatri sostengono che è meglio curare queste persone fuori dalle mura del carcere.
di Ivano Abbadessa
Le cause dell'attuale emergenza carceraria Oltreoceano vanno ricercate nella chiusura di centinaia di case di cura a partire dagli anni Settanta, sotto la presidenza di Jimmy Carter.
Giustificate dalla mancanza di fondi necessari a mantenere aperte queste strutture. Lasciando molti pazienti abbandonati.
A vagabondare per le strade della città, senza casa, senza trattamenti psichiatrici e senza lavoro. Situazioni che creavano le circostanze ideali per farli finire dritti in galera.
Dato che la condizione di marginalità, povertà e uso di droghe li rendeva facile preda della criminalità. Una realtà che con gli anni è andata sempre più aggravandosi. Nelle prigioni nella Contea di Cook (Illinois), Los Angeles e New York City c'è la più grande popolazione di detenuti malati di mente. Si pensi che i circa 11mila prigionieri trattati quotidianamente nei tre istituti di pena equivalgono al 28% del totale dei posti letto disponibili nei 213 ospedali psichiatrici statali presenti nel paese.
Numeri che crescono addirittura lì dove i crimini calano. Ad esempio, nella città di New York la popolazione detenuta è di 11.500 persone, contro i 13.500 del 2005. Ma il numero dei reclusi con problemi psichici è contemporaneamente salito a 4.300 contro i 3.300 di otto anni fa.
E in Italia la situazione non è certo migliore. Un detenuto su tre soffre di disturbi mentali. Ovvero sul totale della popolazione carceraria (circa 70mila persone) sono 20mila quelli che convivono con una patologia psichica. E il problema andrà a peggiorare con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) nel 2014. Che rischia di acuire il problema del sovraffollamento, già ora a livelli record. Se non si interverrà con misure appropriate una parte dei detenuti degli Opg, infatti, tornerà dietro le sbarre. Compromettendo qualsiasi possibilità di recupero. Visto che gli stessi psichiatri sostengono che è meglio curare queste persone fuori dalle mura del carcere.
di Ivano Abbadessa
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