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giovedì 14 novembre 2013

Stati Uniti: 3.000 persone condannate al carcere a vita per reati non violenti

TmNews
Sono passati circa 17 anni da quando Timothy Jackson fu sorpreso a rubare un cappotto dal valore di 159 dollari nel centro commerciale Maison Blanche, a New Orleans. Da quel giorno, il 2 gennaio del 1996, Jackson è detenuto in un penitenziario statale della Louisiana - un carcere conosciuto anche come Angola o Alcatraz del Sud, il più grande negli Stati Uniti in termini di massima sicurezza - e dovrà restarci per il resto della sua vita.
Come racconta il Guardian, un'indagine dell'Unione americana per i diritti civili (Aclu) ha rilevato che Jackson è solo uno dei 3.281 prigionieri in America condannati all'ergastolo per reati non violenti, senza possibilità di appello, e che il fenomeno non coinvolge solo Angola ma diverse altre prigioni, soprattutto negli Stati del Sud del Paese. La maggior parte di essi ha rubato: c'è chi è condannato a morire in carcere per aver sottratto la benzina da un camion, chi per aver rubato attrezzi da un deposito, un altro, Ronald Washington, anche lui detenuto ad Angola, per il furto di due divise di basket dal valore complessivo di 90 dollari.

Le dichiarazioni di Washington, rilasciate all'Aclu - che si sta battendo per i diritti di questi carcerati - sono drammatiche: "Mi sento come se qualcuno avesse tirato via la mia vita dal mio corpo". L'organizzazione ha invitato il Congresso Statunitense, l'amministrazione Obama e lo Stato della Louisiana a porre fine alla condanna all'ergastolo senza possibilità di appello per reati non violenti e ha richiesto nuove udienze per tutti quelli già costretti a passare il resto della loro vita in carcere. Un altro punto per cui si batte l'organizzazione è anche il costo che i detenuti rappresentano per i contribuenti: secondo alcune stime, infatti, circa 2000 condannati si trovano nelle prigioni federali e questo ha un peso di 1,8 miliardi di dollari sulle casse del Paese.

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