A 6 mesi da arresto Kgb. Resta obbligo residenza. Vicenda oscura. È stato scarcerato dopo oltre sei mesi Vladislav Lazar, 46 anni, un prete cattolico bielorusso arrestato il 31 maggio scorso dal Kgb (a Minsk si chiama ancora così, ndr) con l'accusa di complicità in attività spionistica per aver fornito soldi e altri beni ad una persona sospettata di essere una spia a favore di un Paese straniero.
Bielorussia |
Il religioso, che in una lettera ai famigliari respinge ogni addebito, avrà comunque l'obbligo di residenza. La vicenda è tuttora poco chiara. La notizia, apparsa sul sito della diocesi cattolica bielorussa, è stata ripresa dalla stampa russa.
La vicenda, di cui era stato informato anche il Papa, è rimasta avvolta dal silenzio per diverso tempo e il Kgb ha confermato l'arresto solo 12 settembre scorso. In luglio vi aveva fatto un velato accenno il presidente Aleksandr Lukashenko commentando il caso Snowden, la talpa del Datagate: "recentemente abbiamo fermato un traditore che lavorava nei servizi segreti che, attraverso rappresentanti della Chiesa Cattolica, manteneva contatti con Paesi stranieri e non solo forniva informazioni ma con la sua attività ha anche danneggiato persone che lavorano all'estero".
I famigliari del prete, che svolgeva le sue funzioni nella città di Borisov, sostengono non avere alcuna idea di chi potrebbe essere la spia evocata dalle autorità. "Accuse assurde e infondate", assicura un collega di Lazar, il prete cattolico Iuri Barok. Il Kgb, dal canto suo, ha precisato che le indagini proseguono.
Le forze di opposizione bielorusse propongono di considerare Lazar un detenuto politico. Secondo analisti locali, che ipotizzano negoziati in corso tra la chiesa cattolica e le autorità bielorusse, il religioso sarebbe stato scarcerato per l'insussistenza di indizi.
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