Secondo il rapporto investigativo "Bloody Harvest" in Cina tra il 2000 e il 2005 i praticanti del Falun Gong, disciplina buddista perseguitata dal 1999, avrebbero subito l'espianto forzato di 41500 organi. Audizione shock in Senato, Commissione Diritti Umani, dove si denuncia l'espianto forzato e sistematico di organi dai prigionieri di coscienza, e in particolare dai praticanti del Falun Gong in Cina.
"Non posso rendere giustizia in pochi minuti a tutto il lavoro fatto in anni", esordisce l'avvocato canadese per i diritti umani David Matas, candidato al nobel per la Pace 2010, invitato ad esporre i termini di quello da molti denunciato come un neo-cannibalismo di Stato.
"Ho iniziato a indagare sulle accuse di espianti forzati in Cina nel 2006 dopo che un reporter di una stazione televisiva giapponese e la moglie di un chirurgo hanno lasciato la Cina per andare negli Stati Uniti, dove hanno raccontato di un campo di lavoro nelle vicinanze di un ospedale della Cina Nord-Orientale in cui i praticanti del Falun Gong erano detenuti per fungere da banca vivente per l'espianto di organi. Quando l'ospedale aveva bisogno di organi per i trapianti, loro cercavano gli organi compatibili tra le persone del campo di lavoro, prendevano la persona ed espiantavano tutti gli organi vendibili, uccidendo il praticante durante l'operazione". L'inchiesta, portata avanti assieme all'ex segretario di Stato canadese David Kilgour, ha dimostrato che questa pratica aberrante sta avvenendo puntualmente e che "le accuse sono vere".
Nella Repubblica popolare cinese si praticano oltre 10mila trapianti l'anno e i 165 centri cinesi pubblicizzano la loro capacità di individuare organi compatibili in due/quattro settimane, sebbene il Paese non disponga di un sistema pubblico organizzato per il dono e la distribuzione di organi. Inoltre il sistema di trapianto in Cina non è conforme ai requisiti previsti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità in materia di trasparenza e tracciabilità nel reperimento degli organi, e il governo cinese si è sempre opposto ad un controllo indipendente del sistema.
"Pazienti dall'Europa, come da altri Paesi, viaggiano in Cina per trapianti di organo che ottengono in 1-2 settimane, quando il tempo d'attesa comune per le donazioni in Europa è di alcuni anni- denuncia Matas- decine di migliaia di organi non hanno una provenienza legale e, come dimostrato da testimoni e prove corroboranti, provengono dai prigionieri di coscienza non consenzienti".
Nel rapporto investigativo "Bloody Harvest" (in seguito ripubblicato in versione aggiornata e come libro), i due autori stimano che tra il 2000 e il 2005, i praticanti del Falun Gong hanno subito l'espianto forzato di 41.500 organi. Tra le altre prove messe in evidenza da Kilgour e Matas: esami del sangue ed esami medici inspiegabili, eseguiti solo sui praticanti del Falun Gong detenuti e non eseguiti su altri; ammissioni telefoniche del 2006 in cui i medici affermano di aver accesso a "organi freschi" di praticanti del Falun Gong; esplosione del numero di trapianti eseguiti in Cina dopo l'inizio della persecuzione del Falun Gong e l'assenza di fonti, diverse da quelle dei praticanti della disciplina, da cui attingere organi per far fronte all'aumento della richiesta, testimonianze dirette di pazienti che si sono recati in Cina ottenendo un trapianto in tempi brevissimi.
Bloody Harvest pone l'espianto forzato di organi da praticanti del Falun Gong all'interno della politica di persecuzione lanciata da Jang Zemin nel 1999 . Il leader massimo temeva la crescente popolarità che il Falun Gong stava acquisendo (il numero dei praticanti superava il numero dei membri del Pcc), ed era anche spaventato che gli insegnamenti morali tradizionali, proposti dalla disciplina spirituale, potessero disgregare l'autorità dell'ideologia ateista del regime.
Matas racconta di aver viaggiato "quasi ininterrottamente" per oltre sette anni, dopo aver finito di scrivere Bloody Harvest, incontrando organizzazioni e politici per raccontare questi crimini contro l'umanità, ed è arrivato alla conclusione che "continua a tutt'oggi una razzia di organi su vasta scala prelevati forzatamente dai praticanti del Falun Gong: organi vivi, compresi reni, fegato, cornee e cuore, raccolti forzatamente per essere venduti a caro prezzo a volte anche a stranieri che normalmente dovrebbero attendere un lungo periodo di tempo per ricevere una donazione volontaria nel Paese di residenza. "Un sistema militarizzato - incalza Matas- anche gli ospedali militari effettuavano traffico di organi". Se si aggiunge che gli organi dei praticanti di Falun Gong sono particolarmente appetibili per lo stile di vita sano che i praticanti espletano, il cerchio è chiuso.
"Ci sono paesi virtuosi che hanno fatto buone leggi contro il traffico di organi, come la Spagna, Israele e l'Australia, ma bisogna creare una buona cultura della donazione- suggerisce Matas- perché la domanda è sempre troppo alta (solo in Italia ci sono 14mila persone in attesa di un organo). Serve sicuramente aumentare il numero di trapianti, ma allo stesso tempo bisogna fermare gli abusi, perché il turismo di organi non è perseguito come crimine internazionale ". Poi incalza il nostro governo a fare pressione affinché in Cina venga rispettata e riconosciuta la libertà religiosa come diritto fondamentale della persona , perché "l'uccisione di persone per l'espianto di organi non è limitato al Falun Gong, ma a tutti i prigionieri di coscienza".
La posizione di Strasburgo
Il tema degli espianti di organi dai prigionieri di coscienza in Cina è esploso a livello globale. Una proposta di risoluzione per chiedere la fine di questa pratica immorale è stata votata giovedì 12 dicembre al Parlamento Europeo di Strasburgo.
In data 10 dicembre sono state consegnate all'Alto Commissario per i Diritti Umani della Nazioni Unite 1,5 milioni di firme, raccolte in più di 50 Paesi nel mondo, per una petizione che chiede la fine immediata degli espianti di organi ai praticanti del Falun Gong in Cina. Migliaia le firme raccolte in Italia. Alla commissione Giustizia del Senato è in discussione un disegno di legge che chiede sanzioni penali per chi è coinvolto nel traffico internazionale di organi.
Nel 2008 Israele ha vietato il turismo dei trapianti in risposta, in gran parte, alle prove emergenti sugli espianti di organi in Cina.
di Carla Toffoletti
Nella Repubblica popolare cinese si praticano oltre 10mila trapianti l'anno e i 165 centri cinesi pubblicizzano la loro capacità di individuare organi compatibili in due/quattro settimane, sebbene il Paese non disponga di un sistema pubblico organizzato per il dono e la distribuzione di organi. Inoltre il sistema di trapianto in Cina non è conforme ai requisiti previsti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità in materia di trasparenza e tracciabilità nel reperimento degli organi, e il governo cinese si è sempre opposto ad un controllo indipendente del sistema.
"Pazienti dall'Europa, come da altri Paesi, viaggiano in Cina per trapianti di organo che ottengono in 1-2 settimane, quando il tempo d'attesa comune per le donazioni in Europa è di alcuni anni- denuncia Matas- decine di migliaia di organi non hanno una provenienza legale e, come dimostrato da testimoni e prove corroboranti, provengono dai prigionieri di coscienza non consenzienti".
Nel rapporto investigativo "Bloody Harvest" (in seguito ripubblicato in versione aggiornata e come libro), i due autori stimano che tra il 2000 e il 2005, i praticanti del Falun Gong hanno subito l'espianto forzato di 41.500 organi. Tra le altre prove messe in evidenza da Kilgour e Matas: esami del sangue ed esami medici inspiegabili, eseguiti solo sui praticanti del Falun Gong detenuti e non eseguiti su altri; ammissioni telefoniche del 2006 in cui i medici affermano di aver accesso a "organi freschi" di praticanti del Falun Gong; esplosione del numero di trapianti eseguiti in Cina dopo l'inizio della persecuzione del Falun Gong e l'assenza di fonti, diverse da quelle dei praticanti della disciplina, da cui attingere organi per far fronte all'aumento della richiesta, testimonianze dirette di pazienti che si sono recati in Cina ottenendo un trapianto in tempi brevissimi.
Bloody Harvest pone l'espianto forzato di organi da praticanti del Falun Gong all'interno della politica di persecuzione lanciata da Jang Zemin nel 1999 . Il leader massimo temeva la crescente popolarità che il Falun Gong stava acquisendo (il numero dei praticanti superava il numero dei membri del Pcc), ed era anche spaventato che gli insegnamenti morali tradizionali, proposti dalla disciplina spirituale, potessero disgregare l'autorità dell'ideologia ateista del regime.
Matas racconta di aver viaggiato "quasi ininterrottamente" per oltre sette anni, dopo aver finito di scrivere Bloody Harvest, incontrando organizzazioni e politici per raccontare questi crimini contro l'umanità, ed è arrivato alla conclusione che "continua a tutt'oggi una razzia di organi su vasta scala prelevati forzatamente dai praticanti del Falun Gong: organi vivi, compresi reni, fegato, cornee e cuore, raccolti forzatamente per essere venduti a caro prezzo a volte anche a stranieri che normalmente dovrebbero attendere un lungo periodo di tempo per ricevere una donazione volontaria nel Paese di residenza. "Un sistema militarizzato - incalza Matas- anche gli ospedali militari effettuavano traffico di organi". Se si aggiunge che gli organi dei praticanti di Falun Gong sono particolarmente appetibili per lo stile di vita sano che i praticanti espletano, il cerchio è chiuso.
"Ci sono paesi virtuosi che hanno fatto buone leggi contro il traffico di organi, come la Spagna, Israele e l'Australia, ma bisogna creare una buona cultura della donazione- suggerisce Matas- perché la domanda è sempre troppo alta (solo in Italia ci sono 14mila persone in attesa di un organo). Serve sicuramente aumentare il numero di trapianti, ma allo stesso tempo bisogna fermare gli abusi, perché il turismo di organi non è perseguito come crimine internazionale ". Poi incalza il nostro governo a fare pressione affinché in Cina venga rispettata e riconosciuta la libertà religiosa come diritto fondamentale della persona , perché "l'uccisione di persone per l'espianto di organi non è limitato al Falun Gong, ma a tutti i prigionieri di coscienza".
La posizione di Strasburgo
Il tema degli espianti di organi dai prigionieri di coscienza in Cina è esploso a livello globale. Una proposta di risoluzione per chiedere la fine di questa pratica immorale è stata votata giovedì 12 dicembre al Parlamento Europeo di Strasburgo.
In data 10 dicembre sono state consegnate all'Alto Commissario per i Diritti Umani della Nazioni Unite 1,5 milioni di firme, raccolte in più di 50 Paesi nel mondo, per una petizione che chiede la fine immediata degli espianti di organi ai praticanti del Falun Gong in Cina. Migliaia le firme raccolte in Italia. Alla commissione Giustizia del Senato è in discussione un disegno di legge che chiede sanzioni penali per chi è coinvolto nel traffico internazionale di organi.
Nel 2008 Israele ha vietato il turismo dei trapianti in risposta, in gran parte, alle prove emergenti sugli espianti di organi in Cina.
di Carla Toffoletti
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