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La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Turchia a ripagare i danni ai 19 rifugiati minorenni uzbeki espulsi ingiustamente da Ankara. La vicenda ha del surreale. Nel 2008, 25 cittadini dell’Uzbekistan entravano nel territorio turco attraverso il Pakistan, l’Afghanistan e l’Iran da rifugiati, perché sottoposti a violazioni dei diritti umani nel loro paese d’origine.
La maggior parte di loro all’epoca era minorenne e sotto la tutela del Dipartimento di Polizia dellaprovincia di Van, nel sud-est del Paese: 19 dei 25 uzbeki vengono trattenuti nella stazione di polizia e successivamente deportati in Iran in autobus, senza che gli venga riconosciuto lo status di rifugiato, sancito dall’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo: “perché un provvedimento di espulsione sia contrario all’art. 3, è necessaria – e sufficiente – la sussistenza di un rischio reale che il soggetto se respinto possa subire maltrattamenti nel Paese di destinazione”.
I 19 uzbeki rientrano in Turchia una seconda volta, attraverso canali illegali, e vengono deportati nuovamente. Il loro caso arriva all’attenzione dell’ Corte europea dei diritti dell’uomo (ECHR), che questa settimana arriva a sentenza: la Turchia dovrà risarcire i 19 cittadini uzbeki con la somma di 10.000 euro ciascuno a titolo di danno non patrimoniale e, al pagamento di 3.500 per le spese processuali.
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