La Corte suprema ha ripristinato una legge che prevede il carcere per i gay. Il cardinale Gracias: «Siamo contrari al matrimonio, ma non alle persone, che hanno la stessa dignità di ogni essere umano»
L’India consideri gli omosessuali dei criminali. E chi li difende? La Chiesa cattolica. È quanto accaduto nel paese dopo che la Corte suprema ha ripristinato una legge che vieta l’omosessualità in quanto «reato contro natura». La vicenda era iniziata il 2 luglio 2009 quando l’Alta corte di Delhi aveva stabilito che gli atti omosessuali non possono essere considerati un crimine, ma il primo tribunale del Paese ha deciso di ribaltare quel giudizio, reintroducendo la norma che prevede anche dieci anni di carcere o il carcere a vita per due adulti che compiano sesso anche in ambito privato.
CONTRO LE NOZZE, MA NON CONTRO I GAY. Gli attivisti delle associazioni Lgbt hanno detto che la colpa di una tale retromarcia è degli islamici, induisti e cristiani. In realtà, a riaprire il caso è stato BP Singhal, leader del partito ultranazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp). I cristiani c’entrano ben poco. Infatti il cardinale arcivescovo di Mumbai, Oswald Gracias (a sinistra in foto), ha respinto, con una dichiarazione all’agenzia Asianews, l’accusa di volere il carcere per gli omosessuali: «La Chiesa cattolica – ha detto – non è mai stata contraria alla decriminalizzazione dell’omosessualità, perché non abbiamo mai considerato i gay dei criminali. In quanto cristiani esprimiamo il nostro pieno rispetto agli omosessuali. La Chiesa cattolica si oppone alla legalizzazione dei matrimoni gay, ma insegna che gli omosessuali hanno la stessa dignità di ogni essere umano e condanna ogni forma di ingiusta discriminazione, persecuzione o abuso».
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