Il Referendum
Amnesty International e Human Rights Watch hanno reso noti ieri i risultati delle loro ricerche effettuate nella Repubblica Centrafricana, nazione martoriata dalla guerra civile, dimostrando che nel Paese si stanno compiendo crimini di guerra e contro l’umanità.
Secondo il rapporto di Amnesty, le violenze provengono sia dalla milizia di matrice cristiana, sia da quella musulmana, che si stanno affrontando ormai da molti mesi. Entrambe sono autrici di efferati delitti quali esecuzioni extragiudiziali, mutilazioni di corpi, distruzioni intenzionali di edifici religiosi e evacuazioni forzate di un massiccio numero di persone.
«La nostra approfondita ricerca sul campo nella Repubblica Centrafricana durante le ultime due settimane non lascia spazio a dubbi sul fatto che crimini di guerra e contro l’umanità siano stati commessi da tutte le parti in conflitto», ha infatti dichiarato Christian Mukosa, l’esperto di Amnesty International appena ritornato da Bangui, la capitale del Paese africano.
La ricerca di Amnesty, condotta da tre incaricati, è partita il 5 dicembre scorso, quando le violenze sono cominciate anche a Bangui, per mano delle milizie cristiane, le cosiddette anti-balaka, il cui unico obiettivo è quello di cacciare dal Paese il leader della coalizione Seleka, Michel Djotodia, il primo musulmano alla guida della Repubblica Centrafricana. Dal canto loro, le forze governative, denominate ex-seleka, hanno ucciso circa 1000 persone in soli due giorni nella capitale, per vendicare gli attacchi subiti.
«Non può esserci la prospettiva di porre fine al ciclo di violenze finché le milizie non saranno disarmate e non ci sarà un’appropriata ed efficace protezione per le migliaia di civili a rischio nel Paese», ha continuato poi Christian Mukosa. Amnesty infatti chiede con urgenza il dispiegamento di una robusta forza di peacekeeping, dotata di un chiaro mandato e di risorse sufficienti per poterlo portare a termine in maniera efficace.
Anche un’altra organizzazione non governativa, Human Rights Watching, ha pubblicato ieri i risultati diuna ricerca condotta, invece, nella provincia dell’Ouham, una zona nel nord del Paese. «I brutali assassinii nella Repubblica Centrafricana stanno creando una spirale di omicidi e rappresaglie che rischia di andare fuori controllo», ha dichiarato Peter Bouckaert, direttore delle emergenze presso Human Rights Watching e autore del report. HRW ha evidenziato soprattutto la pericolosa escalation di violenza settaria.
Le due indagini hanno avuto, quindi, risultati molto simili ed entrambe le associazioni chiedono a gran voce l’invio di ulteriori truppe, a supporto di quelle francesi e dell’Unione Africana già presenti sul territorio, per risolvere la situazione.
Amnesty, inoltre, si appella alle Nazioni Unite, affinché accelerino il progetto di nominare una commissione d’inchiesta per investigare sui crimini di guerra e contro l’umanità in corso e, in generale, sulle numerose violazioni dei diritti umani commesse in Repubblica Centrafricana.
di Maria Pornaro
«La nostra approfondita ricerca sul campo nella Repubblica Centrafricana durante le ultime due settimane non lascia spazio a dubbi sul fatto che crimini di guerra e contro l’umanità siano stati commessi da tutte le parti in conflitto», ha infatti dichiarato Christian Mukosa, l’esperto di Amnesty International appena ritornato da Bangui, la capitale del Paese africano.
La ricerca di Amnesty, condotta da tre incaricati, è partita il 5 dicembre scorso, quando le violenze sono cominciate anche a Bangui, per mano delle milizie cristiane, le cosiddette anti-balaka, il cui unico obiettivo è quello di cacciare dal Paese il leader della coalizione Seleka, Michel Djotodia, il primo musulmano alla guida della Repubblica Centrafricana. Dal canto loro, le forze governative, denominate ex-seleka, hanno ucciso circa 1000 persone in soli due giorni nella capitale, per vendicare gli attacchi subiti.
«Non può esserci la prospettiva di porre fine al ciclo di violenze finché le milizie non saranno disarmate e non ci sarà un’appropriata ed efficace protezione per le migliaia di civili a rischio nel Paese», ha continuato poi Christian Mukosa. Amnesty infatti chiede con urgenza il dispiegamento di una robusta forza di peacekeeping, dotata di un chiaro mandato e di risorse sufficienti per poterlo portare a termine in maniera efficace.
Anche un’altra organizzazione non governativa, Human Rights Watching, ha pubblicato ieri i risultati diuna ricerca condotta, invece, nella provincia dell’Ouham, una zona nel nord del Paese. «I brutali assassinii nella Repubblica Centrafricana stanno creando una spirale di omicidi e rappresaglie che rischia di andare fuori controllo», ha dichiarato Peter Bouckaert, direttore delle emergenze presso Human Rights Watching e autore del report. HRW ha evidenziato soprattutto la pericolosa escalation di violenza settaria.
Le due indagini hanno avuto, quindi, risultati molto simili ed entrambe le associazioni chiedono a gran voce l’invio di ulteriori truppe, a supporto di quelle francesi e dell’Unione Africana già presenti sul territorio, per risolvere la situazione.
Amnesty, inoltre, si appella alle Nazioni Unite, affinché accelerino il progetto di nominare una commissione d’inchiesta per investigare sui crimini di guerra e contro l’umanità in corso e, in generale, sulle numerose violazioni dei diritti umani commesse in Repubblica Centrafricana.
di Maria Pornaro
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