TUNISI - E' un durissimo atto d'accusa quello che Human Rights Watch, in un suo lungo ed articolato rapporto, ha mosso al sistema giudiziario tunisino, che secondo l'ong, nel periodo che precede la fase dell'interrogatorio davanti ad un giudice, priva di ogni tutela le persone arrestate.
Le parole che Hrw usa sono pesantissime: ''il divieto di acceso ad un avvocato durante l'arresto e l'interrogatorio mette i sospetti in uno stato di vulnerabilità ai cattivi trattamenti ed alcune prigioni non rispondono alle norme di base in materia di alimentazione, di alloggio ed igiene''.
Quello di Human Right Watch è il primo rapporto ufficiale che prende in esame il regime giudiziario cui vengono sottoposti in Tunisia i sospetti, persone che, dopo l'arresto, rimangono in un limbo di garanzie, dal momento che l'attuale legislazione non li tutela, lasciando alla polizia giudiziaria ampia facoltà di agire, prima che i soggetti vengano portati davanti ad un magistrato, chiamato a verificare la fondatezza delle accuse e quindi potere eventualmente deciderne la scarcerazione, non ritenendo sufficientemente confermato il quadro accusatorio. HRW ha anche riferito di casi di abusi da parte di agenti, con abusi durante gli interrogatori, nei quali i fermati non hanno l'assistenza di legali, che saranno presenti solo in aula.
Si tratta, secondo l'ong, di abusi che sono ''sopravvissuti alla caduta di Ben Ali'', quasi a volere sottolineare che, sebbene la democrazia abbia fatto ingresso ufficiale nel Paese nel 2011, dopo la fuga del dittatore, la macchina della repressione dei reati si muove ancora usando gli strumenti dei tempi del regime.
Per suffragare le proprie conclusioni, l'ong porta le testimonianze di una settantina di detenuti, che hanno denunciato abusi da parte degli agenti nel corso degli interrogatori nei quattro centri di detenzione del Paese, dove si agisce al di fuori di ogni rispetto della persona.
Il quadro che Human Rigrt Watch ha fatto dei centri di detenzione tunisino è assolutamente negativo: alimentazione insufficiente, così come le condizioni igieniche (niente sapone o uso delle docce) e senza fornire ai detenuti delle coperte.
Oltre al sovraffollamento delle celle, che spiana la strada a contrasti che spesso sfociano in violenze. Un racconto che peraltro ha trovato, negli ultimi mesi, ampie conferme da parte di chi, una volta scarcerato o se ancora in regime di detenzione, ha avuto il coraggio di denunciare la condizione terribile cui devono sottostare i reclusi.
Quello di Human Right Watch è il primo rapporto ufficiale che prende in esame il regime giudiziario cui vengono sottoposti in Tunisia i sospetti, persone che, dopo l'arresto, rimangono in un limbo di garanzie, dal momento che l'attuale legislazione non li tutela, lasciando alla polizia giudiziaria ampia facoltà di agire, prima che i soggetti vengano portati davanti ad un magistrato, chiamato a verificare la fondatezza delle accuse e quindi potere eventualmente deciderne la scarcerazione, non ritenendo sufficientemente confermato il quadro accusatorio. HRW ha anche riferito di casi di abusi da parte di agenti, con abusi durante gli interrogatori, nei quali i fermati non hanno l'assistenza di legali, che saranno presenti solo in aula.
Si tratta, secondo l'ong, di abusi che sono ''sopravvissuti alla caduta di Ben Ali'', quasi a volere sottolineare che, sebbene la democrazia abbia fatto ingresso ufficiale nel Paese nel 2011, dopo la fuga del dittatore, la macchina della repressione dei reati si muove ancora usando gli strumenti dei tempi del regime.
Per suffragare le proprie conclusioni, l'ong porta le testimonianze di una settantina di detenuti, che hanno denunciato abusi da parte degli agenti nel corso degli interrogatori nei quattro centri di detenzione del Paese, dove si agisce al di fuori di ogni rispetto della persona.
Il quadro che Human Rigrt Watch ha fatto dei centri di detenzione tunisino è assolutamente negativo: alimentazione insufficiente, così come le condizioni igieniche (niente sapone o uso delle docce) e senza fornire ai detenuti delle coperte.
Oltre al sovraffollamento delle celle, che spiana la strada a contrasti che spesso sfociano in violenze. Un racconto che peraltro ha trovato, negli ultimi mesi, ampie conferme da parte di chi, una volta scarcerato o se ancora in regime di detenzione, ha avuto il coraggio di denunciare la condizione terribile cui devono sottostare i reclusi.
Le carenze dell'edilizia carceraria si traducono spesso nella forzata coabitazione di decine e decine di persone nella medesima cella, in cui vengono destinati reclusi per fatti completamente diversi. Così persone arrestate per reati che possono essere definiti d'opinione o anche minori, si trovano a dovere spartire pochi metri quadrati con criminali abituali o terroristi islamici.
di Diego Minuti
di Diego Minuti
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