I crimini violenti contro le donne in Afghanistan hanno raggiunto nel 2013 livelli record, con episodi di “estrema brutalità”, secondo la commissione per iDiritti Umani del paese.
La Commissione Indipendente per i Diritti Umani dell’Afghanistan (Aihrc nella sua sigla in inglese) sostiene che la lenta restaurazione dei diritti delle donne – dopo l’espulsione dei talebani per opera delle truppe guidate dagli Stati Uniti nel novembre 2001 – sia uno dei principali “obiettivi” della guerra.
Secondo la commissione, la brutalità degli attacchi contro le donne si è notevolmente intensificata lo scorso anno. Le mutilazioni di naso, labbra e orecchie o gli stupri in pubblico – anche in presenza delle truppe afghane – ne sono solo un esempio.
La Aihrc attribuisce l’aumento di questi crimini alla cultura di “impunità” che vige in Afghanistan e all’imminente uscita dal paese delle truppe internazionali.
In dichiarazioni alla stampa locale, un portavoce dell’Aihrc – che non ha riferito cifre precise – ha assicurato che tra marzo e settembre si è registrato un aumento del 25 per cento dei casi di violenza contro le donne. Il deterioramento dell’economia e la crescente insicurezza hanno contribuito all’aumento degli incidenti segnalati.
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