Almeno 40 musulmani di etnia Rohingya sarebbero stati uccisi la scorsa settimana nello stato Rakhine, nell'ovest della Birmania, in rappresaglie da parte delle forze di sicurezza e di residenti buddisti in seguito all'uccisione di un sergente di polizia attribuito ai Rohingya.
Lo ha denunciato oggi l'organizzazione per i diritti umani "Fortify Rights", denunciando l'omertà delle autorità birmane e le severe restrizioni all'accesso nella zona applicate a giornalisti e operatori umanitari.
Secondo l'organizzazione, le atrocità descritte nel villaggio di Du Char Yar Than - nel distretto di Maungdaw, vicino al confine col Bangladesh - potrebbero aver causato molte più vittime, e centinaia di Rohingya sono ancora sfollati dopo le violenze. La zona rappresenta una delle aree a fortissima maggioranza Rohingya, una minoranza di quasi un milione di persone che la Birmania discrimina sistematicamente, accusandoli di essere immigrati clandestini provenienti dal Bangladesh.
Il governo e le autorità del Rakhine hanno ripetutamente negato qualsiasi episodio di violenza a parte l'uccisione del sergente di polizia, puntando il dito contro le "folle" di Rohingya che avrebbero attaccato la polizia. Nella zona è impedito l'accesso ai giornalisti, e le consuete restrizioni agli operatori umanitari sono state ulteriormente inasprite nell'ultima settimana.
Se confermate, le violenze porterebbero ad almeno 272 le vittime delle diverse ondate di violenza anti-musulmana nel Rakhine dal giugno 2012. Oltre 140 mila Rohingya vivono tuttora in squallidi campi di sfollati; si calcola che nell'ultimo anno e mezzo decine di migliaia di Rohingya abbiano cercano di emigrare a bordo di barconi, e che in centinaia abbiano trovato la morte in naufragi nell'Oceano Indiano.
sda-ats
Secondo l'organizzazione, le atrocità descritte nel villaggio di Du Char Yar Than - nel distretto di Maungdaw, vicino al confine col Bangladesh - potrebbero aver causato molte più vittime, e centinaia di Rohingya sono ancora sfollati dopo le violenze. La zona rappresenta una delle aree a fortissima maggioranza Rohingya, una minoranza di quasi un milione di persone che la Birmania discrimina sistematicamente, accusandoli di essere immigrati clandestini provenienti dal Bangladesh.
Il governo e le autorità del Rakhine hanno ripetutamente negato qualsiasi episodio di violenza a parte l'uccisione del sergente di polizia, puntando il dito contro le "folle" di Rohingya che avrebbero attaccato la polizia. Nella zona è impedito l'accesso ai giornalisti, e le consuete restrizioni agli operatori umanitari sono state ulteriormente inasprite nell'ultima settimana.
Se confermate, le violenze porterebbero ad almeno 272 le vittime delle diverse ondate di violenza anti-musulmana nel Rakhine dal giugno 2012. Oltre 140 mila Rohingya vivono tuttora in squallidi campi di sfollati; si calcola che nell'ultimo anno e mezzo decine di migliaia di Rohingya abbiano cercano di emigrare a bordo di barconi, e che in centinaia abbiano trovato la morte in naufragi nell'Oceano Indiano.
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