Ancora un rinvio. Il primo aprile 2014 non sarà la data in cui si metterà la parola fine agli ospedali psichiatrici giudiziari. Le Regioni negli ultimi mesi hanno consegnato i piani di riconversione, ma la loro realizzazione prevede tempi che oscillano dai 6 mesi per la Basilicata ai quasi 3 anni per Lombardia e Abruzzo.
Così «si prospetta la necessità che il governo proponga al Parlamento una proroga del termine che rispecchi la tempistica necessaria per completare definitivamente il superamento degli opg». La seconda battuta d’arresto nel processo di smantellamento compare nella relazione al Parlamento sullo stato di attuazione dei programmi relativi alla chiusura degli opg, che porta la firma dei ministri alla Giustizia, Cancellieri, e alla Salute, Lorenzin.
Alle Regioni serve ancora tempo, quindi. Non è bastata la prima deroga che fece slittare la chiusura dal 31 marzo 2013 al 1° aprile 2014, per avviare i piani di dismissione e realizzare i 990 posti letto nelle 43 Rems (Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria) con un investimento di 173,8 milioni.
Perché, si legge nel documento arrivato alle Camere, «dalle valutazioni dei programmi presentati e dagli incontri con le Regioni» è emerso che il termine previsto «non è congruo, soprattutto per i tempi di realizzazione delle strutture, fase che si deve compiere con una serie di procedure amministrative complesse». E così il termine slitta ancora. Ma attenzione, questa volta - dicono i ministri - andrà prevista l’introduzione di «norme sanzionatorie per le Regioni che non realizzano, per quanto di competenza, la finalità del superamento degli opg né rispettano i tempi».
In realtà la Liguria e l’Emilia Romagna, ad esempio, - da quanto emerge nelle 20 pagine del report interministeriale - si distinguono per aver utilizzato i finanziamenti in modo virtuoso, riducendo la spesa in conto capitale, cioè per il mantenimento delle strutture, e investendo invece in risorse per la parte corrente, ovvero per i servizi sul territorio necessari a impostare i percorsi individuali di cura e inserimento sociale dell’ex internato. Ma molte altre hanno impiegato i fondi per costruire nuovi istituti.
Per questo, secondo il comitato StopOpg, «il problema non è il ritardo nella costruzione delle Rems, quanto evitare che la chiusura degli opg si trasformi in una regionalizzazione degli stessi». Nell’incontro con il ministro Cancellieri «abbiamo spiegato - dice Stefano Cecconi - che la proroga deve essere utilizzata per riveder insieme alle Regioni il percorso alternativo all’internamento». Un tempo, «stimabile per noi in almeno 17 mesi», necessario a riorientare le politiche locali su salute mentale e finanziamenti.
Un primo segnale positivo, «pur se insufficiente» sostiene il comitato, viene dalla circolare del ministero della Salute del 28 ottobre che prevede di assegnare, da subito, anche ai dipartimenti di salute mentale le risorse di parte corrente (38 milioni nel 2012 e 55 milioni ogni anno dal 2013). Ma non mancano sfide anche culturali, per vincere lo stigma e i pregiudizi nei confronti dei malati mentali. Si inizia il 9 gennaio con un incontro al ministero della Giustizia per porre le basi del piano che prevede nuove linee guida operative che consentano di coordinare Dsm, magistratura e sistema carcerario (da portare in conferenza Stato-Regioni) e un atto che rinvii la chiusura degli opg e riveda il codice penale.
Alessia Guerrieri
Alle Regioni serve ancora tempo, quindi. Non è bastata la prima deroga che fece slittare la chiusura dal 31 marzo 2013 al 1° aprile 2014, per avviare i piani di dismissione e realizzare i 990 posti letto nelle 43 Rems (Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria) con un investimento di 173,8 milioni.
Perché, si legge nel documento arrivato alle Camere, «dalle valutazioni dei programmi presentati e dagli incontri con le Regioni» è emerso che il termine previsto «non è congruo, soprattutto per i tempi di realizzazione delle strutture, fase che si deve compiere con una serie di procedure amministrative complesse». E così il termine slitta ancora. Ma attenzione, questa volta - dicono i ministri - andrà prevista l’introduzione di «norme sanzionatorie per le Regioni che non realizzano, per quanto di competenza, la finalità del superamento degli opg né rispettano i tempi».
In realtà la Liguria e l’Emilia Romagna, ad esempio, - da quanto emerge nelle 20 pagine del report interministeriale - si distinguono per aver utilizzato i finanziamenti in modo virtuoso, riducendo la spesa in conto capitale, cioè per il mantenimento delle strutture, e investendo invece in risorse per la parte corrente, ovvero per i servizi sul territorio necessari a impostare i percorsi individuali di cura e inserimento sociale dell’ex internato. Ma molte altre hanno impiegato i fondi per costruire nuovi istituti.
Per questo, secondo il comitato StopOpg, «il problema non è il ritardo nella costruzione delle Rems, quanto evitare che la chiusura degli opg si trasformi in una regionalizzazione degli stessi». Nell’incontro con il ministro Cancellieri «abbiamo spiegato - dice Stefano Cecconi - che la proroga deve essere utilizzata per riveder insieme alle Regioni il percorso alternativo all’internamento». Un tempo, «stimabile per noi in almeno 17 mesi», necessario a riorientare le politiche locali su salute mentale e finanziamenti.
Un primo segnale positivo, «pur se insufficiente» sostiene il comitato, viene dalla circolare del ministero della Salute del 28 ottobre che prevede di assegnare, da subito, anche ai dipartimenti di salute mentale le risorse di parte corrente (38 milioni nel 2012 e 55 milioni ogni anno dal 2013). Ma non mancano sfide anche culturali, per vincere lo stigma e i pregiudizi nei confronti dei malati mentali. Si inizia il 9 gennaio con un incontro al ministero della Giustizia per porre le basi del piano che prevede nuove linee guida operative che consentano di coordinare Dsm, magistratura e sistema carcerario (da portare in conferenza Stato-Regioni) e un atto che rinvii la chiusura degli opg e riveda il codice penale.
Alessia Guerrieri
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