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martedì 28 gennaio 2014

Sudan, blogger e attivista del Darfur rischia la tortura. Liberiamolo!

Amnesty International - Corriere della Sera

Tajeldin Ahmed Arja, uno studente di 26 anni, è stato arrestato lo scorso 24 dicembre mentre stava prendendo parte a una conferenza organizzata nella capitale sudanese, Khartoum, sulla situazione dei diritti umani nella regione del Darfur, devastata da un conflitto iniziato nel 2003.

Tajeldin è stato costretto a lasciare il Darfur, con tutta la sua famiglia, alle prime violenze. Ha iniziato a pubblicare un blog sulle violazioni dei diritti umani nella sua terra d’origine.

All’inizio della conferenza, Tajeldin ha preso la parola per dare un messaggio semplice e chiaro: i crimini commessi negli ultimi 10 anni in Darfur chiamano in causa il presidente del Sudan, Omar al Bashir, e quello del Ciad, Idriss Déby. I due sono buoni amici e ottimi alleati. Nel 2010 il presidente ciadiano ospitò il suo collega, sul quale pende un mandato d’arresto da parte della Corte penale internazionale.

Ha avuto un grande coraggio, Tajeldin: al Bashir e Déby erano presenti alla conferenza. Nel giro di pochi secondi, otto agenti della guardia presidenziale sudanese lo hanno trascinato fuori dall’aula e arrestato.

Da un mese, Tajeldin è detenuto in isolamento in una prigione alla periferia di Khartoum. Non può incontrare avvocati né familiari e rischia la tortura.

Non sarebbe il primo caso. In Sudan la tortura è frequente e ne fanno le spese manifestanti, attivisti, difensori dei diritti umani e oppositori politici: i detenuti vengono presi a calci, pugni e bastonate, colpiti con tubi di gomma, obbligati a stare in piedi per giorni sotto un caldo torrido o ad assumere posizioni scomode e dolorose, privati di cibo, acqua e sonno.

Amnesty International ha lanciato un appello per la scarcerazione di Tajeldin, che invito le lettrici e i lettori di questo blog a firmare.

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