Attivisti per i diritti umani lanciano l'allarme per l'aumento delle morti di personalità politiche, in particolare tra le fila dell'opposizione. Molti omicidi avvengono per mano delle forze dell'ordine, che però non commenta le accuse. Nel 2013 sono morte quasi 4.400 persone.
Dhaka- Crescono in modo allarmante gli omicidi in Bangladesh, e in particolar modo quelli extragiudiziari o di tipo politico. Secondo dati forniti dalle forze dell'ordine, dal 6 gennaio scorso (all'indomani delle elezioni) a oggi almeno 138 persone sono state uccise o trovate morte. Di queste, 32 erano leader e attivisti politici, la maggior parte dei quali schierati tra le fila dell'opposizione. Un fenomeno che si è intensificato nel corso del 2013 e che preoccupa molti attivisti per i diritti umani e fonti locali di AsiaNews.
Delle personalità politiche uccise 11 sono del Bangladesh Nationalist Party (Bnp, opposizione), 9 del Jamaat-e-Islami (partito fondamentalista islamico, opposizione), 9 dell'Awami League (governo) e 3 del Jatiya Party (governo).
Tra gli ultimi casi riportati, due giorni fa un leader della Juba League (ala giovanile del Bnp) è stato accoltellato a morte in casa sua da aggressori non identificati. Un giorno prima tre militanti del Jamaat e dell'Islami Chhatra Shibir (sua ala giovanile) sono morti per colpi d'arma da fuoco esplosi da poliziotti.
Sultana Kamal, direttrice esecutiva dell'osservatorio sui diritti umani Ain-o-Salish Kendra, ha condannato questi omicidi "mirati" compiuti dalle forze dell'ordine, insistendo su "una risoluzione dei conflitti di qualunque tipo e gravità attraverso il meccanismo costituzionale". Nel solo mese di gennaio l'organizzazione ha registrato 15 esecuzioni "extragiudiziarie".
In merito a queste accuse Hassan Mahomood Khandkar, ispettore generale della polizia, ha dichiarato al quotidiano New Age che "i membri delle forze dell'ordine stanno svolgendo i loro compiti in modo legale", e non ha voluto commentare gli omicidi politici.
Altri dati - forniti proprio dalla polizia - confermano la gravità della situazione: il 2013 è stato l'anno più "turbolento" in oltre un decennio, con 4.393 omicidi registrati. Un fenomeno che è andato crescendo con l'avvicinarsi delle elezioni: a settembre i morti sono stati 376; 353 a ottobre; 354 a novembre; 404 a dicembre.
Ashraful Alam, criminologo e professore alla Maulana Bhashani Science and Technology University, nota che prima del 5 gennaio l'opposizione era accusata di provocare le violenze, legate ai continui hartal (scioperi) e oborodh (blocco della circolazione). Tuttavia, a elezioni concluse i partiti dell'opposizione non hanno organizzato altre proteste violente: gli omicidi, però, non si sono fermati. (NI)
Delle personalità politiche uccise 11 sono del Bangladesh Nationalist Party (Bnp, opposizione), 9 del Jamaat-e-Islami (partito fondamentalista islamico, opposizione), 9 dell'Awami League (governo) e 3 del Jatiya Party (governo).
Tra gli ultimi casi riportati, due giorni fa un leader della Juba League (ala giovanile del Bnp) è stato accoltellato a morte in casa sua da aggressori non identificati. Un giorno prima tre militanti del Jamaat e dell'Islami Chhatra Shibir (sua ala giovanile) sono morti per colpi d'arma da fuoco esplosi da poliziotti.
Sultana Kamal, direttrice esecutiva dell'osservatorio sui diritti umani Ain-o-Salish Kendra, ha condannato questi omicidi "mirati" compiuti dalle forze dell'ordine, insistendo su "una risoluzione dei conflitti di qualunque tipo e gravità attraverso il meccanismo costituzionale". Nel solo mese di gennaio l'organizzazione ha registrato 15 esecuzioni "extragiudiziarie".
In merito a queste accuse Hassan Mahomood Khandkar, ispettore generale della polizia, ha dichiarato al quotidiano New Age che "i membri delle forze dell'ordine stanno svolgendo i loro compiti in modo legale", e non ha voluto commentare gli omicidi politici.
Altri dati - forniti proprio dalla polizia - confermano la gravità della situazione: il 2013 è stato l'anno più "turbolento" in oltre un decennio, con 4.393 omicidi registrati. Un fenomeno che è andato crescendo con l'avvicinarsi delle elezioni: a settembre i morti sono stati 376; 353 a ottobre; 354 a novembre; 404 a dicembre.
Ashraful Alam, criminologo e professore alla Maulana Bhashani Science and Technology University, nota che prima del 5 gennaio l'opposizione era accusata di provocare le violenze, legate ai continui hartal (scioperi) e oborodh (blocco della circolazione). Tuttavia, a elezioni concluse i partiti dell'opposizione non hanno organizzato altre proteste violente: gli omicidi, però, non si sono fermati. (NI)
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