Secondo fonti non ufficiali sarebbero addirittura 61 le persone giustiziate. La protsesta dello Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziarie, sommarie e arbitrarie, Christof Heyns dell'Ufficio dell'Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR). Nel 2013, 625 persone sono state condannate alla pena capitale, di cui 28 erano donne e numerosi prigionieri politici
Roma - Il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e altri trattamenti umani, Juan E. Méndez e i relatori speciali delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran, Ahmed Shaheed e Christof Heyns hanno esortato le autorità iraniane a sospendere con urgenza le esecuzioni nel Paese. Nelle prime due settimane del mese di gennaio 2014, almeno 40 persone sono state messe a morte, ma secondo fonti non ufficiali sarebbero ben 61 le persone giustiziate in Iran nel primo mese del nuovo anno.
Non solo per i reati piú gravi. Lo Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziarie, sommarie e arbitrarie, Christof Heyns, in un comunicato stampa diffuso dall'Ufficio dell'Alto Commissario per i Diritti Umani(OHCHR) ha detto: "Siamo costernati per la continua applicazione della pena di morte con allarmante frequenza da parte delle autorità. Questo avviene nonostante i ripetuti appelli all'Iran affinché stabilisca una moratoria delle esecuzioni". Heyns ha poi sottolineato la natura intrinsecamente crudele, inumana e degradante della pena di morte, aggiungendo che Teheran sta procedendo con esecuzioni capitali non necessariamente motivate dai "reati più gravi", come previsto dal diritto internazionale.
Condanne per droga e motivi politici. Nel 2013, 625 persone sono state impiccate, di cui almeno 28 erano donne, oltre a numerosi prigionieri politici. La maggior parte di queste esecuzioni sono legate alla droga, ma diverse persone sono state giustiziate anche per il reato di Moharabeh ("comportamento ostile a Dio"), o atti contro la sicurezza nazionale. Il relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Iran ha anche sollevato l'allarme sul crescente ritmo delle esecuzioni di attivisti politici e persone appartenenti a gruppi etnici minoritari. Ha inoltre esortato il governo a non applicare la pena capitale e di rivisitare i casi di persone a rischio di impiccagione. "L'esecuzione persistente degli individui che hanno esercitato i loro diritti alla libertà di riunione, di associazione e di affiliazione a gruppi minoritari viola i principi e le norme sui diritti umani", ha dichiarato Shaheed, uno dei relatori delle Nazioni Unite.
Esecuzioni pubbliche. Molte delle esecuzioni sono pubbliche. Nell'ultima settimana di gennaio un prigioniero è stato impiccato in una piazza della città di Qazvin (ad ovest di Teheran). Centinaia di persone hanno assistito alla pubblica esecuzione, tra cui anche minori. L'Iran rimane ad oggi il paese con il più alto numero di esecuzioni pubbliche.
L'appello. L'appello degli esperti è stato condiviso anche dallo Special Rapporteur dell'ONU sulla tortura e altri trattamenti o punizioni inumane o degradanti, Juan E. Méndez. "Ancora una volta chiediamo al governo dell'Iran, come membro attivo della comunità internazionale, di ascoltare le richieste per una moratoria sulle esecuzioni, soprattutto nei casi relativi agli attivisti politici e ai presunti reati di droga".
L'impegno di Hassan Rohani. Il Presidente Hassan Rohani ha incentrato la sua campagna elettorale, che lo ha portato ad ottenere piú del 50% dei voti, sulla questione nucleare e quella dei diritti umani. Mentre sulla prima stiamo assistendo ad una cauta e non immediata soluzione, per la seconda la strada sembra ancora lunga e tortuosa.
Non solo per i reati piú gravi. Lo Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziarie, sommarie e arbitrarie, Christof Heyns, in un comunicato stampa diffuso dall'Ufficio dell'Alto Commissario per i Diritti Umani(OHCHR) ha detto: "Siamo costernati per la continua applicazione della pena di morte con allarmante frequenza da parte delle autorità. Questo avviene nonostante i ripetuti appelli all'Iran affinché stabilisca una moratoria delle esecuzioni". Heyns ha poi sottolineato la natura intrinsecamente crudele, inumana e degradante della pena di morte, aggiungendo che Teheran sta procedendo con esecuzioni capitali non necessariamente motivate dai "reati più gravi", come previsto dal diritto internazionale.
Condanne per droga e motivi politici. Nel 2013, 625 persone sono state impiccate, di cui almeno 28 erano donne, oltre a numerosi prigionieri politici. La maggior parte di queste esecuzioni sono legate alla droga, ma diverse persone sono state giustiziate anche per il reato di Moharabeh ("comportamento ostile a Dio"), o atti contro la sicurezza nazionale. Il relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Iran ha anche sollevato l'allarme sul crescente ritmo delle esecuzioni di attivisti politici e persone appartenenti a gruppi etnici minoritari. Ha inoltre esortato il governo a non applicare la pena capitale e di rivisitare i casi di persone a rischio di impiccagione. "L'esecuzione persistente degli individui che hanno esercitato i loro diritti alla libertà di riunione, di associazione e di affiliazione a gruppi minoritari viola i principi e le norme sui diritti umani", ha dichiarato Shaheed, uno dei relatori delle Nazioni Unite.
Esecuzioni pubbliche. Molte delle esecuzioni sono pubbliche. Nell'ultima settimana di gennaio un prigioniero è stato impiccato in una piazza della città di Qazvin (ad ovest di Teheran). Centinaia di persone hanno assistito alla pubblica esecuzione, tra cui anche minori. L'Iran rimane ad oggi il paese con il più alto numero di esecuzioni pubbliche.
L'appello. L'appello degli esperti è stato condiviso anche dallo Special Rapporteur dell'ONU sulla tortura e altri trattamenti o punizioni inumane o degradanti, Juan E. Méndez. "Ancora una volta chiediamo al governo dell'Iran, come membro attivo della comunità internazionale, di ascoltare le richieste per una moratoria sulle esecuzioni, soprattutto nei casi relativi agli attivisti politici e ai presunti reati di droga".
L'impegno di Hassan Rohani. Il Presidente Hassan Rohani ha incentrato la sua campagna elettorale, che lo ha portato ad ottenere piú del 50% dei voti, sulla questione nucleare e quella dei diritti umani. Mentre sulla prima stiamo assistendo ad una cauta e non immediata soluzione, per la seconda la strada sembra ancora lunga e tortuosa.
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