
Gli abusi sulle donne in cifre
I numeri sono a dir poco sconvolgenti: oltre 4.500 le donne che sarebbero detenute in Iraq contro la legge. L’organizzazione umanitaria ha fotografato un sistema giudiziario in cui la corruzione sarebbe dilagante. Human Rights Watch ha intervistato 27 donne detenute, raccogliendo informazioni anche dai loro avvocati, dalle famiglie e dal personale incaricato di offrire servizi sanitari nelle carceri. Molte di queste hanno dichiarato di essere state picchiate, appese a testa in giù, costrette a subire l’elettroshock, minacciate di violenza sessuale o di averla subita dalle forze dell’ordine durante l’interrogatorio.
Contro la legge
In carcere, alle donne vittime di abusi e violenza psicologica, sarebbe stato negato il diritto ad avere un avvocato di fiducia, contravvenendo alla legge irachena. Gli abusi sessuali sulle donne si sarebbero verificati nell’ambito di interrogatori finalizzati ad appurare l’attività svolta dai loro parenti maschi, piuttosto che i reati imputabili a loro stesse. Poi, sarebbero state costrette a firmare dichiarazioni che non potevano leggere e che successivamente hanno disconosciuto in tribunale.
La reazione del governo
Come ha reagito il governo iracheno d fronte al documento? Non ha del tutto smentito il rapporto HRW. Ha dichiarato di essere al corrente degli episodi deprecabili di violenza sulle donne nelle carceri, ma ha voluto ridimensionare i toni. Il rapporto sarebbe “esagerato” perché le circostanze cui fa riferimento sono vicende di maltrattamenti circoscritte. Storie di violenza giungono ancora da tutte le parti del mondo, come quella orribile della 12enne indiana stuprata e bruciata viva. Si tratta di episodi cruenti che celebrazioni come la giornata mondiale contro la violenza sulle donne cercano di contrastare. Serve però un ulteriore, grande, sforzo collettivo perché a fare notizia, un giorno, possa essere l’assenza di queste storie tremende.
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